Tanti piccoli mondi, poca comunità

Andrea

Zanchi

Per trovare un dato peggiore di questo bisogna risalire alle Regionali del 2014, quando sotto le Due Torri votò appena il 39,7% degli aventi diritto. Ma sette anni fa fu lo scandalo delle ‘spese pazze’ a spingere gli elettori lontano dai seggi. Oggi una causa così univoca e chiara non c’è, e questo rende più difficile l’analisi e più preoccupante il contesto. Certo, vedendo la forbice che separa Lepore da Battistini, si può dire che siano mancati soprattutto gli elettori di centrodestra, convinti che la battaglia non valesse la pena nemmeno di essere combattuta: d’altronde, perché farlo se i principali partiti della coalizione, Lega e Fratelli d’Italia, si sono occupati più di sgambettarsi tra di loro che di marciare uniti a supporto del candidato sindaco? Ma questa è una spiegazione solo parziale, che a sinistra farebbero bene a non spacciare come definitiva ed esauriente. Queste elezioni sono state infatti un paradosso, a loro modo: quasi ogni gruppo sociale e di interesse della città, anche il più piccolo e marginale, ha trovato ascolto e rappresentanza nelle liste di ogni schieramento, ma nessuno dei candidati sindaco ha colto il sentimento collettivo della città in modo tale da mobilitarne la partecipazione, in un senso o nell’altro. Insomma, tanti piccoli mondi non hanno creato una comunità. Almeno questa volta. Non è un elemento di poco conto, considerato che veniamo da quasi due anni di pandemia e che ora si tratta di immaginare e disegnare la ripartenza. Su questo scollamento tra piazza e palazzo ci sarà molto da riflettere – e da fare – a partire da questa mattina. A cominciare dalla coalizione che ha vinto nettamente e che ora si propone come modello nazionale per il centrosinistra.

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