ALESSANDRO GALLO
Sport

Becirovic Il lodo: Bologna cambia volto

Sani-Boy viene scelto dalla Virtus nel 2001 dopo il Grande Slam. L’infortunio, la querelle con Madrigali. Poi l’esperienza in Fortitudo

Becirovic Il lodo: Bologna cambia volto

Becirovic Il lodo: Bologna cambia volto

L’uomo che, suo malgrado, ha cambiato la storia di Basket City, deve aver fatto un patto con il diavolo. Oggi, a 42 anni, stimato general manager del Panathinaikos (in corsa per la final four), club con il quale, da giocatore, ha vinto l’Eurolega nel 2007, continua ad avere il volto da bambino

"Forse con qualche chilo in più", dice lui, sgranando occhi e sorriso. Il lui in questione risponde al nome di Sani Becirovic, nato a Maribor, in Slovenia, il 19 maggio 1981.

Una storia, quella di Sani Boy, che si interseca con quella della Città dei Canestri nel terzo millennio. Si mette in luce nel Pivovarna Lasko, Sani, ma diventa ‘Stradivari’ a Lubiana, nelle fila dell’Olimpia. Ha due mani d’oro, Sani Boy, può giocare play o guardia. Tanti punti e mezza Europa si innamora di lui. Quasi da solo costringe la Virtus agli straordinari, nell’incrocio in Eurolega che consentirà poi ai bianconeri di alzare al cielo il secondo trofeo dopo una serie di finale interminabile (3-2) con il Tau Vitoria.

Così, nell’estate 2001, sono in tanti a chiamare Maurizio Balducci, che sarebbe poi il procuratore di Becirovic. Lo vuole la Fortitudo, che ha appena liberato Carlton Myers finito alla Virtus… Roma. Lo vuole Milano che intende riportare il tricolore sulle storiche magliette Olimpia.

E la Virtus? Beh, Roberto Brunamonti, che di quella Kinder è il vice presidente nonché uomo mercato, ha già raggiunto un’intesa con Reggio Calabria per portare in bianconero l’argentino Carlos Delfino. Marco Madrigali, che al primo colpo centra uno storico Grande Slam, si lascia tentare. Così Delfino resta in Calabria – un anno dopo firmerà proprio per Bologna, ma per la Fortitudo – e la storia si arricchisce di yacht con tanto di tovaglie leopardate. Il momento della firma di Sani Becirovic per la Virtus viene immortalato da foto che finiscono sulle pagine patinate dei giornali specializzati nei canestri. E Sani indossa la maglia numero 10, quella che poi sarà ritirata, per sempre, in omaggio a Renato Villalta.

Due mani d’oro, devastante in attacco, più morbido in difesa. Così, la Virtus che ha già una batteria d’esterni di prim’ordine – Rigaudeau, Bonora, Ginobili, Jaric e Abbio – non sempre gli dà spazio. Ma Sani se lo prende: arriva una Coppa Italia e la finale di Eurolega, proprio al PalaMalaguti di Casalecchio, contro il Panathinaikos di Zelimir Obradovic. E’ il 5 maggio 2002: l’Eurolega prende la strada di Atene, la storia bianconera cambia.

Messina va a Treviso – a marzo di quell’anno l’esonero choc, seguita da una sollevazione popolare che costringe Madrigali a fare retromarcia –, a Bologna arriva Boscia Tanjevic.

Boscia, visto che la Virtus ha perso tanto Jaric quanto Ginobili volati nella Nba, vuole ripartire da Sani. Ma le ginocchia di Becirovic devono finire sotto i ferri. E lì inizia il calvario di Sani, che si trova quasi abbandonato. Anche se, per sua fortuna, gli amici non gli mancano. Il contratto stipulato nella stagione precedente, è su base pluriennale. Ballano diversi milioni, la Virtus interrompe i pagamenti.

Discussioni e polemiche sull’intervento, Sani resta ai margini. Per ottenere i soldi pattuiti, Sani e l’agente, scelgono la strada dell’arbitrato. Nasce così quello che passa alla storia come lodo Becirovic. La regolarità nella corresponsione degli stipendi subisce qualche stop. Ma, soprattutto, nonostante gli organi competenti abbiano sentenziato che la Virtus deve pagare il giocatore, i soldi non arrivano.

Dal lodo Becirovic si passa ai consigli federali: il 4 agosto 2003 la Virtus viene esclusa dal campionato. Decisione che viene ribadita nella successiva riunione del 31 agosto, in via Vitorchiano, a Roma, dove ha sede la federbasket. Becirovic, che voleva che fossero rispettati i contratti firmati, si trova protagonista della sparizione della Virtus. Che rinasce nei giorni successivi, con Claudio Sabatini che acquisisce i diritti del Progresso Castel Maggiore, che gioca in LegaDue. La Virtus, meglio precisarlo, non è fallita e non fallisce nemmeno nei mesi successivi – nonostante i libri del club finiscano in tribunale –, semplicemente ha perso il diritto di partecipare al campionato di serie A. E perde i diritti acquisiti in Eurolega, della quale era uno dei club fondatori.

Becirovic, che teme anche di dover chiudere anzitempo la sua carriera – il problema alla ginocchia è serio – torna in Slovenia e gioca Novo Mesto, maglia Krka, che era stata anche di Matjaz Smodis.

Nel 2004 di nuovo in Italia, maglia di Varese, un anno dopo Bologna, questa volta in Fortitudo. In Piazza Azzarita è accolto come un eroe: con il lodo ha contribuito a spingere la Virtus al piano di sotto. Vince la Supercoppa, disputa l’ultima finale scudetto dell’Aquila. Poi Panathinaikos, Virtus Roma, ancora Olimpia Lubiana, Milano, Turk Telekom, Cska Mosca, Bandar Imam (vince il titolo iraniano), Dinamo Sassari, Foolad Mahan Sepahan (con cui trionfa nella Fiba Asia Champions Cup), ancora Krka, Fulgor Forlì (poi esclusa dal campionato), Piacenza.

A 42 anni, dopo aver temuto di non poter più camminare, vive e lavora ad Atene. Sorride ancora, ama sempre Bologna: anche se c’è almeno un paio di bolognesi che non vorrebbe vedere nemmeno in cartolina. Ma gli sono rimasti tanti amici.

(47. continua)

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