"Ho tifato Sinisa: felice che ora stia bene"

Il presidente della Regione: "Le idee politiche differenti non cambiano il rispetto per l’uomo. Ci siamo salutati al Dall’Ara"

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di Doriano Rabotti

"Io ho sempre fatto il tifo per Sinisa, le idee politiche non cambiano il rispetto per l’uomo".

Qualche settimana fa Stefano Bonaccini, governatore della Regione Emilia Romagna, ha potuto anche conoscerlo di persona, Sinisa Mihajlovic. Ovvero l’uomo che, pur non votando a Bologna, prima delle ultime elezioni regionali si era schierato dalla parte della candidata avversaria di Bonaccini, la leghista Lucia Borgonzoni.

Bonaccini, che rapporto ha con Mihajlovic? Ora l’ha anche conosciuto di persona.

"Non ho mai avuto particolari problemi, non lo conoscevo, ma ho molto apprezzato che sia voluto venire a salutarmi quando ci siamo visti al Dall’Ara alla cena di fine stagione. Non mi interessava chi sostenesse in politica, come tutte persone ha il diritto di avere le sue idee. A me interessava che stesse bene e sono il primo ad esultare, la sfida più importante è quella alla malattia".

Sinisa aveva già ricambiato le sue belle parole.

"E io ridirei le mie in ogni momento, dovrebbe valere sempre quando c’è il rispetto".

Avrete parlato anche di calcio, lei ha un passato da attaccante nelle serie minori.

"A dire il vero sto pensando di tornarmi a tesserare quest’anno per il Campogalliano, Seconda Categoria. Sarebbe bello giocare qualche partita a 54 anni per la squadra dell’amico Stefano Zironi, ex del Carpi".

Ma si è fatto dare qualche consiglio, da Mihajlovic, magari sulle punizioni?

"No, ci siamo solo salutati, e ci siamo ripromessi di ritrovarci a Casteldebole per conoscerci meglio, a pranzo. Ma io la carriera di Mihjalovic la conosco a memoria, è incredibile come un destro di nascita abbia imparato a calciare così di sinistro. E anche in campo era un guerriero, non mollava un centrimetro".

Lei in realtà tifa Juventus.

"E Modena, nel calcio, e l’ex Panini nel volley. Non mi sono mai nascosto".

Ma da presidente della Regione come fa ad essere equidistante?

"Sono un grande appassionato di sport, sono stato a vedere tutte le squadre di calcio della mia regione, il Parma, la Spal, il Sassuolo, il Bologna, Modena e Cesena. Pensi che mio cugino Gianluca Righetti portò il Rimini in C, da ragazzo giocava con Mancini, era un allievo di Sacchi. E quando la Reggiana è stata promossa in B le prime telefonate della giornata le ho fatte a Romano Amadei e Doriano Tosi, per complimentarmi. La verità è che in Emilia Romagna c’è la giusta rivalità sportiva, ma c’è anche un senso di comunità importante".

Che è stato decisivo nei tempi della lotta al Covid, magari insieme con lo spirito sportivo della Regione.

"Ne sono straconvinto, che essere gente abituata a giocare in prima persona le partite sul campo abbia aiutato ad affrontare le difficoltà, a tenere duro, a fare squadra mettendo insieme le responsabilità individuali".

Lei ha tenuto la delega allo sport. Perché dà visibilità?

"Perché ci credo, al di là della passione. Tanto è vero che quest’anno metteremo il marchio della Regione sulle maglie di Virtus, Fortitudo, Pallacanestro Reggiana, Modena volley e forse Fortitudo baseball, le nostre squadre che fanno le coppe europee. Lo sport è un veicolo formidabile di promozione territoriale, la nostra Regione sta vivendo un mese e mezzo di sport ad altissimo livello".

Secondo lei che cosa è lecito aspettarsi dal Bologna, sul campo, dopo un anno troppo assurdo per essere valutato con un metro normale?

"Io credo che ognuno di noi ragionerà con un prima e un dopo Covid. Per i bolognesi fu così per l’attentato alla Stazione, per altri per il terremoto. La differenza è che stavolta siamo stati toccati tutti, io non dimenticherò mai il tempo passato nelle terapie intensive. Sul campo, si può dire che la squadra gioca bene ed era un po’ che non succedeva, Sinisa vuole il risultato attraverso il bel gioco. La società è seria e solida, non è poco in un panorama in cui si vedono presidenti che fanno un po’ vergognare. Qui invece non si fanno passi più lunghi della gamba, cosa rara nel calcio. Si può programmare, come dimostra la questione dello stadio che può diventare un vero e proprio gioiello, e pensare nei prossimi anni di giocare un ruolo per tornare in Europa. Dove il Bologna può stare".

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