La Virtus cresce, il segreto è Djordjevic

C’è il lavoro del coach dietro la maturazione di Pajola, migliore in campo contro la Fortitudo, sotto la guida delle stelle serbe

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di Massimo Selleri

La forza che la Virtus ha espresso nel derby è tutta riassunta nei 27 assist finali. Tutti celebrano la prestazione Alessandro Pajola, i passaggi di Milos Teodosic o il fatto che ben sei giocatori del roster bianconero siano andati in doppia cifra, ma chi andrebbe veramente portato sugli scudi è Sale Djordjevic, perché tutto nasce dal modo in cui il coach della V nera allena e gestisce la squadra.

Pajola, ad esempio, rischiava di recitare la parte di chi, da eterna promessa, era destinato a non esprimere mai il suo potenziale, mentre passo dopo passo è stato accompagnato in un percorso che quest’anno lo vede tra i protagonisti indiscussi del club virtussino. Non tutti hanno il coraggio e la pazienza di dare spazio ad un giovane e non è un complimento sdolcinato dire che da questo punto di vista Djordjevic è andato contro corrente, dando fiducia ad un ragazzo di 21 anni appena compiuti in un ruolo delicato come quello del playmaker.

Sempre a Djordjevic vanno dati i meriti per un gioco di squadra che porta la V nera ad essere la squadra che produce più assist in tutta la serie A. Sicuramente avere giocatori come Teodosic o Stefan Markovic aiuta molto ad avere un sistema corale e sarà un caso, ma nell’ultimo quarto di domenica con questi due in campo la V nera ha ingranato la quarta.

Nel silenzio quasi spettrale dell’Unipol Arena, non è sfuggito un aspetto e cioè che il tecnico ha dato indicazioni in serbo ai suoi sodali i quali davano segnali di assenso con il corpo. Tornando anche al tema precedente lo stesso Markovic, quando più di un anno fa si presentò alla città, disse che era qui per portare la sua esperienza e che il suo attuale coach gli aveva chiesto di trasmetterla a Pajola. Quando esiste questa sintonia tra i registi e l’allenatore, anche il giocatore più egoista è costretto a stare alle regole, altrimenti non gli arriva mai la palla.

Su questo punto i nuovi arrivati hanno fatto un po’ fatica, ma la V nera ha imparato sulla sua pelle che essere già belli e splendenti in autunno serve ad accendere gli entusiasmi, ma per vincere i titoli bisogna essere concreti e efficaci da febbraio in poi, cosa che per la verità a Djordjevic non riuscì anche perché si ritrovò tra capo e collo una Coppa Intercontinentale proprio nel momento più delicato della stagione.

Quest’anno gli obbiettivi non sono cambiati, anche se quello che è cambiato è la forza degli avversari e soprattutto di Milano che sembra parecchio distante da tutte le altre, ma resta la volontà di provare a mettere i bastoni tra le ruote ai biancorossi, mentre il vero traguardo tangibile è quello di arrivare in Eurolega attraverso la finale di EuroCup.

Qui la Virtus non sta sbagliando un colpo, risultando ancora imbattuta e saldamente al comando del girone C, pur dovendo ancora giocare contro Andorra, incontro che verrà recuperato in Fiera il 22 dicembre.

Nel frattempo la squadra tornerà al lavoro solo domani, godendosi due giorni di riposo, dato che campionato e coppa sono fermi per consentire alle squadre nazionali di svolgere la propria attività.

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