
McDermott: "Io e Stephen King" Il cantautore domani a Osimo
di Pierfrancesco Pacoda
Ha un ammiratore d’eccezione, Michael McDermott, il cantautore americano che si esibirà domania Osimo (piazza del Comune, ore 21, ingresso gratuito). L’artista, Premio Tenco alla carriera nel 2022, ha pubblicato di recente l’ album ’St Paul’s Boulevard’, ed è tra gli ascolti preferiti del grande scrittore Stephen King, che ama a tal punto le sue canzoni da inserire alcune frasi nei suoi libri
McDermott, come è nato il rapporto con Stephen King, che ha fama di essere persona molto riservata?
"Dopo un concerto in un club, il proprietario che mi dice che c’è qualcuno che vuole conoscermi: era lui, che mi ha raccontato quanto le sue canzoni facessero da colonna sonora al suo lavoro. Era ammirato e sbalordito… Pochi giorni dopo mi fa recapitare a casa due suoi libri, li apro e il testo conteneva parti di alcune mie canzoni. È nata una profonda amicizia e gli ho chiesto di scrivere le note di copertina per il mio album del 1996".
E King ha accettato?
"Subito, e ha detto cose meravigliose, come ‘Nessuno dal momento in cui ascoltai Springsteen cantare Rosalita mi aveva più entusiasmato a tal punto. Nessuno fino a Michael McDermott mi ha reso così felice di avere due belle orecchie’. E’ stato il complimento più importante mai ricevuto nella mia carriera!"
Lei e Springsteen, un paragone importante.
"Springsteen è stato tra quelli che hanno definito la mia identità come cantante. Come lui, amo raccontare la strada, la quotidianità, i luoghi e le persone lontane dalle luci del successo. Io vengo da Chicago e le mie storie sono quelle del blues, personaggi che non arriveranno mai alla celebrità, vite difficili, a volte senza speranza. Mi interessa il versante più oscuro della città, ma l’orizzonte è sempre quello del riscatto".
Quanto c’è di autobiografico in questo?
"Moltissimo, io ho alle spalle anni di eccessi, di dipendenze, anni nei quali ho smesso di scrivere e di cantare. Ma la musica, e il rapporto con il pubblico, sono una terapia straordinaria, ti permettono di guardare avanti. Io sono riuscito a farlo e lo devo solo alle canzoni, al rock, al folk, al blues".
Di recente è uscita una sua autobiografia.
"Sì, si chiama ’Scars from another life’ ed è un viaggio nelle profondità della perdizione. Solo ricostruendo quello che mi era successo, mettendolo sulla pagina, ho avuto la consapevolezza che fosse tutto vero e che fosse tutto alle mie spalle. Rimane, certo, la malinconia che a volte avvolge la mia musica. Consiglio a tutti di scrivere, di fissare le proprie esperienze, è una terapia di grande efficacia".
Che ruolo ha avuto Stephen King nella scrittura della sua autobiografia?
"Quello di avermi accompagnato tra le pagine, con consigli e indicazioni naturalmente utilissimi e dei quali gli sono davvero grato".