DAMIANO LINO VENTURA
Cronaca

Alluvione in Emilia Romagna, il grido di dolore della gente ferita: “Lacune da parte di tutti”

I comitati riuniti scrivono a Mattarella, Meloni e Bonaccini: “Servono cifre dignitose per i nuclei familiari colpiti”

Ravenna, 18 agosto 2023 – Tutti responsabili. O se vogliamo dirla diversamente, non si salva nessuno. Gli alluvionati, stanchi di promesse mancate, soldi non arrivati e polemiche, hanno inviato una mail al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni e a Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna.

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Il loro è un grido d’aiuto che suona anche come uno stop ai battibecchi ferragostani. Un appello che si leva dalla Romagna ferita, ma anche dal Bolognese. Un documento "di rammarico e di speranza" sottoscritto dai comitati dei cittadini alluvionati di Cesena, Forlì, Bassa Valle dell’Idice, Colli Bolognesi, Faenza, Sant’Agata, Val di Zena e dai comitati collinari, e inviato mercoledì via posta certificata al Quirinale, a Palazzo Chigi e alla Regione Emilia-Romagna.

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Non una data casuale, ma a tre mesi esatti dalla seconda alluvione. Nella Pec i rappresentanti dei cittadini e delle imprese segnate dai tragici eventi del maggio scorso si richiamano ai valori Costituzionali ed evidenziano: "Il nostro interesse è tornare ad una vita sicura".

Non cercano colpevoli, e lo sottolineano, ma vogliono "chiarimenti circa le cause che hanno portato le alluvioni ad avere un impatto così devastante". "Riteniamo importante – scrivono – approfondire le lacune che ci sono state e ci interroghiamo sul ruolo che la gestione del territorio dei passati decenni possa avere avuto nel rendere la Romagna tanto vulnerabile".

Dopodiché entrano nel merito degli stanziamenti: ci sono "4,5 miliardi di euro che hanno come vincolo di destinazione la messa in sicurezza dei territori mediante lavori su infrastrutture e opere pubbliche. Ci chiediamo quindi quando verrà stanziata una cifra dignitosa per i nuclei familiari colpiti".

I cittadini in definitiva chiedono risorse, definendo i contributi di sistemazione e quello di immediato sostegno insufficienti. E avvertono: "Ciò rischia di sfociare in una crisi economica e sociale senza precedenti. Particolarmente per la popolazione già in difficoltà prima dell’alluvione, per la quale ad oggi è impossibile immaginare di rialzarsi e ricominciare".

Per risollevarsi ci vorrebbe in sostanza una burocrazia più snella, più aiuto anche nella relazioni dei danni subiti, e infine "una normativa unica per le emergenze". E poi l’appello "per una ricostruzione che sia equa, trasparente ed ecologica, che ripensi in modo completamente nuovo alla sicurezza del territorio, con un approccio lungimirante che tenga conto delle persone più fragili attraverso sistemi di welfare in grado di individuarle, accompagnarle e sostenerle". "Auspichiamo – concludono – una presa di posizione in supporto alla popolazione romagnola".

La lettera integrale