GIACOMO MASCELLANI
Marco Pantani

Pantani, vent’anni dopo: "Ecco chi era nostro figlio Marco". Mamma e papà a cuore aperto

Il Carlino dedica uno speciale al Pirata sul sito internet: foto, video, interviste inedite ed esclusive. I genitori: "Era un ragazzo buono, innamorato pazzo della bici. Ancora oggi ripetiamo: l’hanno incastrato"

Cesena, 14 febbraio 2025 – Vent’anni fa, il 14 febbraio 2004, moriva Marco Pantani. Fu trovato senza vita in una camera d’albergo a Rimini, ucciso da un cocktail di droga e farmaci antidepressivi. Uno dei più grandi campioni del ciclismo (storica la sua accoppiata Giro d’Italia-Tour de France del 1998) non si era mai più ripreso dall’onta dello stop alla corsa rosa del 1999. quando fu fermato a Madonna di Campiglio perché aveva l’ematocrito alto, sinonimo in qualche modo di doping.

I ricordi sui social: “Resti tra i più grandi”

Mamma e papà di Marco Pantani
Mamma e papà di Marco Pantani

A distanza di 20 anni abbiamo voluto dedicare uno speciale alla memoria di Marco Pantani, speciale che trovate nel nostro sito internet. Si intitola: ‘Vent’anni senza il Pirata. Ricordo di Marco Pantani’. Articoli, interviste, inediti, notizie, foto e video: inquadrate il qrcode in basso per gustarvelo.

A cura di Massimo Pandolfi

Mamma Tonina e papà Paolo, chi era Marco Pantani?

MAMMA: "Marco era un buono, sin da piccolo. Era anche molto vivace e ne ha combinate di tutti i colori. Da bambino vooleva fare il calciatore".

PAPÀ; "Era un grande tifoso del Milan, ma il calcio non era il suo sport. Uuno dei nostri vicini di casa era Roberto Amaducci. Allenava le giovanili della Fausto Coppi e lo convinse a fare ciclismo".

Amore smisurato per la bici...

MAMMA: "Le prime volte andava dietro ai ragazzini della Fausto Coppi con la mia bicicletta da donna e quando rientrava mi diceva tutto soddisfatto: ‘mamma, non mi hanno staccato".

Poi è arrivata la prima bici vera...

PAPÀ: "Marco era incontenibile, faceva anche più di cento chilometri al giorno. Era un ragazzino, ma sulle salite più ripide delle nostre colline, lasciava a bocca aperta tanti ciclisti grandi che si allenavano su quelle strade. Tornava a casa che era distrutto ma felice, perchè il ciclismo iniziava ad essere il suo mondo".

MAMMA: "Quando ha avuto la sua bicicletta per gareggiare, non faceva tempo a tornare a casa da scuola che gettava la cartella sul pavimento, si vestiva da ciclista e dopo un pranzo veloce saliva in sella e rincasava tornava la sera".

Da Marco bambino a Marco ragazzino. ..

MAMMA: "Era diventato tremendo, io e mio marito lavoravamo e non sapevamo mai cosa stesse combinando. Diverse volte mi hanno chiamato dal pronto soccorso perchè aveva avuto un incidente mentre si allenava e aveva rischiato l’osso del collo. Un giorno mi precipitai in ospedale perchè era stato investito. Quando lo vidi ero molto preoccupata perchè aveva una faccia gonfia così e sopra il labbro c’era una ferita molto ampia. Ci mise parecchio a riprendersi, ma quando guarì, la cicatrice sul labbro superiore fece diventare il suo sorriso ancora più beffardo e speciale".

Era un campione predestinato vostro figlio...

PAPÀ: ""Crescendo Marco ha dimostrato subito di avere la stoffa del corridore. Appena entrato nella squadra dei Dilettanti ha puntato al Giro d’Italia ed è salito per tre anni sul podio sino a vincerlo. Da professionista nella Carrera ha fatto vedere a tutti di poter dominare nelle tappe in salita anche fra i più forti ciclisti del mondo, poi è stato vittima di due brutti incidenti che lo hanno fermato, ma con la Mercatone ha dimostrato di essere il numero uno e come lui sinora non ce ne sono".

Poi è finito tutto...

MAMMA: "Quel giorno a Madonna di Campiglio l’hanno fregato, ma peggio ancora l’hanno voluto fare fuori. Era evidentemente scomodo a qualcuno. E nessuno mi toglie dalla testa che vent’anni fa, quando è morto, non era solo nel residence di Rimini. Tanti avvoltoi gli giravano attorno. Io non ho mai smesso di sgridarlo, così come me la prendevo con chi gli stava attorno soltanto per interesse, ma Marco mi diceva: ’Ma’, è solo colpa mia: se non la voglio non la prendo’".

PAPÀ: "Il dispiacere più grande è che avrebbe potuto vincere ancora tanto ed essere con noi, invece l’hanno ucciso due volte, la prima a Madonna di Campiglio nel ’99 e poi a Rimini nel 2004 ".

Un ricordo...

PAPÀ’: "Il Pantani Day dell’estate 1998 a Cesenatico, dopo l’accoppiata Giro Tour. Serata indimenticabile. Vedere più di 50mila persone sul lungomare di Cesenatico è stato eccezionale, Marco era lo sportivo più famoso del mondo".