Pagelle della Salute: l’Emilia Romagna è prima, seguono Veneto e Marche. La classifica

Solo 11 regioni promosse nell’anno 2020 sui Livelli essenziali di assistenza, messe a dura prova dall’emergenza pandemica. L’analisi del Gimbe

Medici e sanità

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Bologna, 23 febbraio 2023 – La sanità al nord Italia si conferma al top, ma demarca ancora le diseguaglianze con il sud del Paese. È quanto emerge dall’analisi della Fondazione Gimbe sulle nuove pagelle Lea, Livelli essenziali di assistenza, pubblicate dal ministero della Salute e relative al 2020.

In testa alla classifica l’Emilia Romagna, con alte prestazioni assistenziali per i pazienti; ma anche Marche e Veneto rientrano nelle sole 11 regioni promosse dal ministero. Ecco la classifica e come funziona la valutazione. 

Pagelle Lea: cosa sono

Ogni anno il ministero della Salute valuta l'erogazione delle prestazioni sanitarie, i cosiddetti Livelli essenziali di assistenza (Lea), che le regioni devono garantire ai cittadini gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket.

"Si tratta di una vera e propria 'pagella' per i servizi sanitari regionali - afferma il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta - che permette di identificare regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)". Le regioni inadempienti vengono sottoposte ai Piani di rientro, strumento che prevede uno specifico affiancamento da parte del ministero della Salute che può arrivare sino al commissariamento della regione.

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Come funziona la valutazione

Sino al 2019 lo strumento di valutazione era la cosiddetta 'Griglia Lea', che dal 2020 è stata sostituita da 22 indicatori del Nuovo sistema di garanzia (Nsg), sempre suddivisi in tre aree:

  • prevenzione collettiva e sanità pubblica
  • assistenza distrettuale
  • assistenza ospedaliera

Per ciascuna area viene assegnato un punteggio tra 0 e 100 e le regioni vengono considerate adempienti se raggiungono un punteggio pari o superiore a 60 in ciascuna delle tre aree; con un punteggio inferiore a 60 anche in una sola area la Regione viene classificata inadempiente. "Considerato che il 2020 è stato caratterizzato dall'emergenza pandemica - precisa Cartabellotta - il monitoraggio dell'erogazione dei Lea è stato effettuato solo a scopo di valutazione e informazione, senza impatto sulla quota premiale".

Le regioni adempienti nel 2020

Nel 2020 solo 11 regioni risultano adempienti: Emilia- Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, provincia autonoma di Trento, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto.

Le altre 10 sono inadempienti: Abruzzo, Liguria, Molise e Sicilia con un punteggio insufficiente in una sola area; Basilicata, Campania, provincia autonoma di Bolzano, Sardegna, Valle d'Aosta con un punteggio insufficiente in due aree; la Calabria insufficiente in tutte le tre aree.

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La classifica di Gimbe: i punteggi

A seguito della recente pubblicazione del ministero, la Fondazione Gimbe ha effettuato delle analisi sia per confrontare la resilienza dei servizi sanitari regionali nell'anno dello scoppio della pandemia, sia per valutare le differenze tra le regioni del nord, colpite con violenza dalla prima ondata, e quelle del sud,  risparmiate da tale impatto grazie al lockdown prolungato. 

Considerando che il ministero della Salute non sintetizza in un punteggio unico la valutazione degli adempimenti Lea, la Fondazione Gimbe ha elaborato una classifica di Regioni e Province autonome, sommando i punteggi ottenuti nelle tre aree di valutazione e riportando i risultati in ordine decrescente, suddivisi in quartili.

Dalla classifica stilata dal Gimbe, nel primo quartile ci sono:

  • Emilia Romagna (punteggio complessivo 273,8)
  • Toscana (261,1)
  • Provincia autonoma di Trento (259,6)
  • Veneto (258,8)
  • Marche (245,7)

Nel secondo quartile:

  • Piemonte (242,4)
  • Lombardia (232,6)
  • Friuli Venezia Giulia (230,0)
  • Umbria (229,8)
  • Lazio (226,4);

Nel terzo quartile:

  • Puglia (206,7, ultima delle 11 Regioni adempienti secondo l'analisi della Fondazione)
  • Liguria (199,5)
  • Abruzzo (194,4)
  • Valle d'Aosta (190,4)
  • Sardegna (179,0)

Nel quarto quartile:

  • Campania (177,8)
  • Provincia autonoma di Bolzano (176,2)
  • Sicilia (174,8)
  • Molise (173,3)
  • Basilicata (171,8)
  • Calabria (129,4)

L’analisi Gimbe sui risultati

"Il lancio della nuova 'pagella’ proprio nell'anno della pandemia restituisce risultati inevitabilmente condizionati dalla gestione dell'emergenza Covid-19. - spiega Cartabellotta- Nonostante il maggior impatto della prima ondata pandemica nel Nord del Paese - commenta il presidente della Fondazione Gimbe - anche la nuova 'pagella' conferma sia il gap nord-sud, visto che solo la Puglia si trova tra le 10 regioni adempienti, sia le condizioni estremamente critiche della sanità in Calabria".

Interessante notare che se alcune Regioni occupano posizioni simili nelle tre aree, documentando livelli omogenei di adempimento/non adempimento, per altre esiste un'importante variabilità delle performance tra le aree. In particolare, alcune Regioni si collocano in posizioni identiche nelle tre aree (si noti Emilia- Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio). Viceversa, altre Regioni occupano posizioni molto diverse nelle tre aree. Ad esempio, l'Umbria è in prima posizione per la prevenzione, in dodicesima per l'area distrettuale e in undicesima per quella ospedaliera.

Tuttavia, tra le regioni che hanno sperimentato una prima ondata Covid molto violenta, il gap 2019-2020 è molto contenuto (<10 punti) per la provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia- Romagna; intermedio (10-25 punti) per Veneto e Piemonte; elevato per Lombardia e Liguria (>35 punti). D'altro canto, 7 delle 11 regioni con gap superiore a 20 punti si trovano al Sud, di fatto risparmiato dalla prima ondata.

"Questi dati - spiega il presidente - confermano che la resilienza alla pandemia dei servizi sanitari regionali e la capacità di erogare le prestazioni essenziali nel 2020 sono state condizionate (in positivo) più dalle performance 2019 che (in negativo) dall'impatto della prima ondata". Relativamente all'impatto della pandemia sui tre macro-livelli assistenziali, considerando tutto il territorio nazionale, il gap massimo tra il 2020 e il 2019 si registra nell'area della prevenzione (-263 punti), quindi in quella ospedaliera (-150 punti); al contrario, l'area distrettuale nel 2020 fa rilevare un lieve miglioramento (+5 punti).

"Il crollo della prevenzione - afferma il presidente - è l'inevitabile conseguenza sia degli esigui investimenti in quest'area, sia del fatto che il personale già limitato in forza ai dipartimenti di prevenzione è stato impiegato in prima linea nella gestione dell'emergenza pandemica".