LETIZIA GAMBERINI
Cultura e spettacoli

La Favola di Atalanta. Opere di Guido Reni rilette con una nuova luce. Quella della poesia

Anche Gentileschi e Fontana nella nuova mostra alla Pinacoteca di Bologna. Il saluto di Pacelli, in veste di curatrice. Il delegato D’Orazio: "Ora continuità".

Anche Gentileschi e Fontana nella nuova mostra alla Pinacoteca di Bologna. Il saluto di Pacelli, in veste di curatrice. Il delegato D’Orazio: "Ora continuità".

Anche Gentileschi e Fontana nella nuova mostra alla Pinacoteca di Bologna. Il saluto di Pacelli, in veste di curatrice. Il delegato D’Orazio: "Ora continuità".

È la città di Guido, Bologna. Nell’universo della Pinacoteca Nazionale ce n’è solo uno, vera star, protagonista della nuova, preziosa, mostra La favola di Atalanta. Guido Reni e i poeti che fino al 16 febbraio riporta le lancette dell’orologio a quel periodo d’oro fra Cinquecento e Seicento in cui Bologna era centro privilegiato di un fermento culturale e di scambi fra pittura e versi, che arrivavano fino a Roma. É infatti la poesia la chiave di lettura di dipinti in molti casi già noti – anche di Artemisia Gentilischi, Agostino e Ludovico Carracci, Lavinia Fontana – che però, "scardinando la categoria dello stile" acquistano ora nuovo significato. Svelando amicizie. Riproporre le opere, dell’Istituzione bolognese e non solo, sotto la luce inedita data dalla ricerca e dallo studio, è stato negli ultimi quattro anni il segno profondo lasciato dalla direttrice Maria Luisa Pacelli, che ieri era però presente in veste di curatrice della mostra con Giulia Iseppi e Raffaella Morselli.

Il mancato rinnovo due settimane fa, da parte del Ministero, della direttrice è stata una doccia fredda per tutti a Bologna. In attesa del nuovo bando, previsto indicativamente a inizio anno, si è presentato invece ieri il dirigente delegato dei Musei Nazionali di Bologna Costantino D’Orazio (attualmente anche direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia). "É già iniziato un dialogo con Pacelli per portare avanti i tanti lavori avviati in una linea di totale continuità" ha spiegato D’Orazio dopo avere letto una lettera di Alessandro Giuli. Il ministro alla Cultura, dopo avere sottolineato come la mostra bolognese assuma un "respiro internazionale", come "sintesi" delle recenti rassegne di Städel Museum di Francoforte, la Galleria Borghese di Roma e il Prado di Madrid, si è detto "grato" per il lavoro svolto dalla direttrice Pacelli "per le tante iniziative portate a compimento e per l’impegno".

E proprio Pacelli si è addentrata nell’illustrazione della mostra che ha avuto come "scintilla" il fatto di inquadrare la genesi di Atalanta e Ippomene in quel contesto erudito e di scambio fra artisti all’interno delle accademie letterarie. Un approccio nuovo, dunque, nel trattare poesie come fonti e accostarle ai quadri: in alcuni casi si possono anche ascoltare grazie ad apposite ’docce sonore’. Di grande effetto, nella mostra che raccoglie anche incisioni e volumi a stampa, le due ’Atalante’ di Reni affiancate ("non se ne vedevano due dal 1988, con Andrea Emiliani", ricorda Morselli): una dal Prado e l’altra dal Museo reale di Capodimonte. In mezzo, i versi dall’Adone di Giovan Battista Marino che raccontano di quella giovane donna del mito che "corre veloce". Sono opere che fanno parte di una serie, è la tesi illustrata, appartenute agli affiliati all’accademia romana dei Desiosi, radunati dalla figura del principe cardinale Maurizio di Savoia. I due artisti ’dialogano’ nella celebre Strage degli Innocenti, proprio a fianco, accostato al sonetto del 1620 di Marino che sancì il successo del quadro.

E se "il fulcro è Guido, che coagula attorno a sé il maggior numero di componimenti", nuova luce acquista la figura, ad esempio, di Andrea Barbazza – ritratto da Artemisia Gentileschi come Cavaliere dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro – di cui Iseppi ha trovato in Texas un inedito libro di poesie in cui si svela una quadreria finora sconosciuta: proprio lì c’era quella Iole di Ludovico Carracci ora esposta. Quanti fili partono da Bologna. Vediamo infatti il Ritratto di Cesare Rinaldi nel suo studio di Agostino Carracci, mentre svetta anche la Giuditta con testa di Oloferne di Lavinia Fontana. Così come centrale sarà la figura di Carlo Cesare Malvasia, autore della Felsina Pittrice e protagonista di un convegno internazionale organizzato in Pinacoteca dal 20 al 22 novembre. Davvero, allora, la favola continua.