Caro energia Emilia Romagna, Sassi: "Bollette aumentate del 1.000%, ora stop ai prezzi"

La presidente di Confindustria Emilia-Romagna: "Tutto il comparto è a rischio. Con costi così esagerati molte aziende sono fuori mercato. Subito interventi del governo, poi investimenti nelle rinnovabili"

Bologna, 3 settembre 2022 - I conti non tornano. E non può essere altrimenti quando il costo dell’energia aumenta del 1000% nel giro di pochi mesi. Esatto: mille per cento, una cifra irreale anche solo da leggere ma che, invece, è reale eccome per migliaia di aziende italiane. Lo sa bene Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna: "Quando con il nostro staff abbiamo iniziato ad analizzare i costi dell’energia di questi mesi per le aziende, siamo rimasti senza parole. La situazione è davvero critica.

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Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna
Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna

Quanto critica?

"Basta considerare alcuni numeri: due anni fa, di questi tempi, l’energia costava 38 euro al mw/h, oggi siamo oltre i 300 euro. Sono aumenti nell’ordine del 1000% . E non è nemmeno più un discorso di settori energivori: tutto il sistema industriale e produttivo del nostro territorio è strozzato dai costi dell’energia. Come può un’azienda, qualsiasi azienda, sostenere costi del genere?"

A livello complessivo a quanto ammonteranno gli extra-costi per le aziende emiliano-romagnole?

"Nello scenario migliore, parliamo di circa 8 miliardi in più per gas ed elettricità, in quello peggiore di 10. In ogni caso parliamo di una massa monetaria enorme che esce dal nostro Paese e non può essere utilizzata per attività come investimenti, ricerca e sviluppo".

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Per questo con le Confidustrie di Piemonte, Lombardia e Veneto, pochi giorni fa, avete parlato del rischio di deindustrializzazione dei territori.

"Certo. Nel giugno del 2019 la bolletta energetica totale delle imprese emiliano-romagnole era di 700 milioni di euro. Tre anni dopo aveva raggiunto i 5 miliardi. Nessun sistema industriale può sopportare numeri del genere. Le aziende dei nostri territori competono in un sistema globale con imprese che tuttora pagano l’energia dai 21 ai 29 euro al mw/h, come in Turchia e Stati Uniti. Con bollette così esagerate, il rischio è che finiscano fuori mercato".

Come se ne esce? C’è già chi parla di lockdown energetico.

"Tutte le aziende hanno già iniziato a mettere in atto ogni possibile forma di risparmio, ma intanto ci aspettiamo alcune misure-tampone immediate, soprattutto a livello europeo".

Quali?

"Il price cap (cioè il tetto ai prezzi; ndr ) e la riforma del mercato elettrico per separare il prezzo dell’energia da quello del gas, due misure in grado di garantire la competitività del Vecchio Continente in modo uniforme. Il tetto ai prezzi è già stato adottato da Spagna e Portogallo e le imprese di questi due Paesi se ne stanno avvantaggiando".

Le nostre aziende, invece, rischiano di mandare migliaia di addetti in cassa integrazione, oltre a quelli che ci sono già. Che scenari prevede?

"Molte aziende stanno tardando la riapertura nella speranza che il prezzo dell’energia possa scendere un po’, proprio per evitare certi scenari. Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà".

In prospettiva, invece, cosa chiedete alle istituzioni?

"Di mettere a punto un vero e proprio piano energetico nazionale che ci porti a pagare meno l’energia e dunque a essere competitivi con i migliori sistemi economici globali. Come stiamo vedendo in questi mesi, energia significa sovranità"

Come si svilupperebbe questo piano?

"Incrementando l’uso e lo sviluppo delle rinnovabili, prima di tutto. Io sono una grande sostenitrice dell’idroelettrico, che è l’energia più pulita che c’è e che permette anche di usare le risorse idriche in modo intelligente e senza sprechi. Perché non vorrei che, tra qualche anno, ci trovassimo di fronte anche a un’emergenza idrica".

E il nucleare?

"Penso ci siano studi che vanno approfonditi, soprattutto su quello di ultima generazione".