MONICA RASCHI
Emilia Romagna

Sos influenza aviaria. Bologna, muore un gatto. È il primo caso in Italia

Il virus è stato trasmesso in Valsamoggia vicino a un allevamento di polli. Il felino viveva a stretto contatto con loro. Gli esperti: "L’uomo non rischia". .

Primo caso in Italia, poche centinaia di casi di contagio nel mondo per i gatti

Primo caso in Italia, poche centinaia di casi di contagio nel mondo per i gatti

Un gatto morto dopo essere risultato positivo all’influenza aviaria. È il primo caso registrato finora in Italia ed è accaduto in un piccolo allevamento di pollame della Valsamoggia, nel Bolognese. Il felino viveva a stretto contatto con i polli che, con ogni evidenza, sono stati infettati da volatili portatori del virus in arrivo dall’Asia attraverso la rotta migratoria russa. Per impedire la diffusione del virus sono stati abbattuti una ventina di polli, mentre il gatto è deceduto in seguito alla malattia.

La positività nel gatto è stata diagnosticata dalla sede di Forlì dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (laboratorio di riferimento regionale per l’aviaria) e confermata dal Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria. Buone notizie invece per un altro felino della fattoria che è risultato positivo, come conferma Giovanni Tosi, direttore dello Zooprofilattico di Forlì: "Presenta ancora sintomi, ma sta migliorando: è tenuto sotto osservazione dai veterinari dell’Ausl di Bologna. L’ipotesi può probabile è che il virus sia stato portato da un volatile selvatico che è comunque stato circoscritto a quell’allevamento rurale. Vorrei precisare – prosegue – che esistono virus influenzali aviari che si possono adattare ai mammiferi, uomo compreso, ma il rischio di trasmissione è molto basso, nel senso che ci vuole un contatto diretto e prolungato con animali vivi, infetti. Chi accudisce i polli deve comunque prendere precauzioni, cosa che in genere fanno tutti che curano allevamento avicoli".

L’allevamento è stato sottoposto a profilassi con lavaggi e disinfenzioni, deve restare fermo per un certo periodo di tempo e intorno, come spiega Tosi, è stata creata una zona dove anche tutti gli altri allevamenti sono sempre controllati "ma "non sono emersi altri casi o focolai. Vorrei dire ai possessori di gatti di stare tranquilli perché si tratta di casi rari legati a situazioni molto particolari, non certo animali che stanno in casa o non hanno contatto con altri animali infetti".

"Nessuna novità e nessun allarme. La circolazione dell’influenza aviaria è nota – commenta Pierluigi Viale, docente di Malattie infettive del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna e direttore di Malattie infettive del Sant’Orsola –. I gatti sono già descritti dalla letteratura scientifica come animali abbastanza proni a contrarre la ‘bird flu’ e sono diversi i casi registrati di gatti deceduti per l’influenza aviaria negli Usa, in Canada e in Europa. Ma si tratta di gatti soprattutto randagi, da strada, che vivono in contesti rurali e che possono entrare in contatto con materiale organico infetto. Una situazione che non riguarda quindi i nostri gatti domestici che vivono in città o in appartamento".

In ogni caso, il suggerimento che arriva dall’Istituto superiore di sanità è di "evitare, per quanto possibile il contatto con uccelli selvatici, in vita o deceduti, soprattutto in aree in cui è stata riscontrata la presenza di virus aviari e non alimentarli con carne cruda o altri prodotti provenienti da allevamenti non controllati". Per quanto riguarda la sicurezza alimentare destinata alle persone, dalla Regione Emilia-Romagna dicono: "Non c’è alcun rischio collegato al consumo di carni avicole e non c’è rischio di infezione per l’uomo, se non in condizioni di stretto contatto con gli animali infetti".