FABIO CASTORI
Cronaca

Bloccato clan della Camorra: cercava una piazza di spaccio a Fermo

L’emissario mandato era legato al boss casertano Filippo Piscitelli. I carabinieri e l’antimafia di Napoli hanno fermato il tentativo di espansione

Un trentenne è stato condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per associazione a delinquere e traffico di sostanze stupefacenti

Un trentenne è stato condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per associazione a delinquere e traffico di sostanze stupefacenti

Fermo, 27 gennaio 2025 – Allestire una piazza di spaccio nel Fermano ed eliminare la concorrenza locale. Era stato questo il compito che il clan camorristico di cui faceva parte gli aveva affidato. Alla fine, però, era finito nel mirino dei carabinieri della Compagnia di Fermo, che lo avevano tratto in arresto nella sua abitazione.

Per questo motivo un uomo di 30 anni, originario della Campania ma domiciliato a Porto Sant’Elpidio, è finito alla sbarra e, a conclusione del processo, è stato condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per associazione a delinquere e traffico di sostanze stupefacenti. Nel corso del procedimento, uno dei carabinieri responsabili delle indagini, ha spiegato che l’arresto del pusher aveva fatto parte di una più ampia operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che era servita a sgominare un gruppo criminale, collegato al clan Massaro, che gestiva in maniera monopolistica il traffico di droga nelle province di Napoli, Caserta e Benevento.

L’attività investigativa aveva preso il via nell’ottobre 2018 ed era stata condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Caserta attraverso un’ampia piattaforma tecnica e una mirata attività esterna di riscontro. Era emersa così l’operatività di un gruppo criminale in espansione e che voleva mettere una base anche nel Fermano. Il 30enne di origini campane era finito in manette nell’aprile 2022 quando gli uomini dell’Arma, una volta individuato il suo appartamento, avevano circondato lo stabile ed erano entrati in azione, cogliendolo nel sonno.

Era stato un blitz chirurgico studiato a tavolino per non dare tempi di reazione al malvivente, considerato estremamente pericoloso, e quindi evitare che l’incolumità dei cittadini potesse essere messa a rischio. Il 30enne era poi risultato direttamente legato al boss dell’organizzazione, il casertano Filippo Piscitelli. Era lui che forniva contanti e auto, aiutava i familiari dei detenuti e trovava gli avvocati giusti, sostenendo le spese legali. Il braccio destro era Domenico Nuzzo e controllava gli affari. Il fratello del boss, Raffaele Piscitelli, nonostante fosse detenuto, stabiliva le “linee guida” della gestione dell’attività criminale.

Questo poteva farlo grazie alla compagna, che fungeva da intermediaria tra il detenuto e gli altri elementi del clan. Una inchiesta enorme, partita dall’arresto di Antonio Piscitelli, figlio di Filippo, rampollo della famiglia dei ‘Cervinari’ avvenuto nel giugno 2018. Il sodalizio aveva deciso di allungare i propri tentacoli in altre zone d’Italia, nelle Marche e, in particolare, nel Fermano da sempre considerata provincia appetibile dalla Camorra.