Femminicidio ad Aosta, l’amico del cuore: "Sohaib bravo ragazzo. Sicuro della sua innocenza"

Il giovane ha raccontato dettagli sulla relazione con la vittima. Su una penna usb accanto al cadavere il nome del 21enne fermano

La chiesetta abbandonata nel quale è stato trovato il povero corpo della ragazza; nel riquadro Sohaib Teima, accusato del femminicidio avvenuto ad Aosta

La chiesetta abbandonata nel quale è stato trovato il povero corpo della ragazza; nel riquadro Sohaib Teima, accusato del femminicidio avvenuto ad Aosta

Fermo, 13 aprile 2024 – “Sohaib aveva chiuso la storia con la sua ragazza perché lui era andato in Francia per studiare e lei conduceva una vita diversa. Sinceramente, conoscendolo, non posso credere che le abbia fatto del male". A parlare è l’amico del cuore del 21enne fermano accusato di aver ucciso a coltellate Auriane Nathalie Laisne, la ragazza di 22 anni trovata morta il 5 aprile scorso in una chiesetta diroccata sopra La Salle, in Valle d’Aosta.

"Non voglio che il mio nome compaia – spiega il ragazzo 20enne, di un anno più piccolo di Sohaib, e che vive poco distante dalla casa della mamma dell’indagato – ,ma ci tenevo a raccontare certe cose, per far capire quale era la situazione tra lui e la sua ragazza. Io e Sohaib ci conosciamo da tanti anni e in tutto questo tempo non l’ho mai visto essere violento".

“Auriane – continua l’amico del giovane arresta to – nel febbraio 2023 è venuta a vivere per quattro mesi nella casa fermana di Sohaib ed è stata accolta come una di famiglia. La mamma del mio amico la trattava come una figlia: regali, la portava spesso a cena e questo nonostante la loro religione non ammetta che una ragazza viva a casa del fidanzato prima di essere sposati. Sohaib non l’ha mai picchiata in tutto questo tempo, quello che dicono sono solo menzogne e io ne sono testimone. Sohaib mi ha raccontato che lei era molto gelosa e una volta, presa dalla rabbia, gli ha preso il telefonino per guardare i messaggi contenuti e se l’è portato con sé al suo rientro in Francia. Lui l’ha denunciata per il furto. Poi lo ha denunciato lei, facendolo finire sotto processo. Ultimamente aveva espresso la volontà di tornare in Italia per completare gli studi. Sono convinto che sarà dimostrata la sua innocenza".

Di tutt’altro avviso gli investigatori visto che la Procura della Repubblica di Aosta, nei confronti del 21enne fermano, è convinta di trovarsi di fronte all’ennesimo femminicidio: si indaga infatti per omicidio premeditato e aggravato dal legame sentimentale. Tra gli indizi raccolti c’è una pennetta usb con etichetta adesiva che riporta il nome di battesimo di Sohaib Teima rinvenuta sul luogo del delitto.

E’ questo l’elemento che ha permesso ai carabinieri di dare in poco tempo un nome al sospettato del delitto. La giovane, al momento del ritrovamento, era senza telefono e documenti: secondo gli inquirenti sarebbero stati portati via dal suo fidanzato fermato mercoledì scorso a Lione.

Nello zainetto vicino al corpo della ragazza c’era questa chiavetta usb che riportava, su un adesivo, il nome di battesimo del 21enne. In questo modo è stato possibile restringere il cerchio. Dall’analisi delle banche dati delle forze dell’ordine è emerso che la vittima e il suo fidanzato, il 25 marzo scorso, erano stati controllati insieme al traforo del Monte Bianco, all’ingresso in Italia dalla Francia, a bordo di un autobus ‘low-cost’.

Al momento gli elementi in mano agli investigatori sono tutti indiziari e non ci sono prove inconfutabili che il giovane fermano fosse sul luogo del delitto, anche se ci sono alcuni testimoni che hanno dichiarato di a verlo visto insieme alla vittima. Poco chiare e sgranate invece le immagini dei sistemi di videosorveglianza acquisite dai carabinieri. Soprattutto, però, manca ancora l’arma del delitto, il cui ritrovamento sarebbe fondamentale per puntellare il castello accusatorio.