Case popolari, il sindaco di Ferrara contro il vescovo: "Facile fare i caritatevoli coi soldi e i beni degli altri"

Si riaccende lo scontro sul nuovo regolamento della Regione Emilia Romagna sugli alloggi Erp e sul criterio della residenzialità storica. Fabbri: "Consiglio a monsignor Perego di riempire il suo palazzo vuoto di migranti"

L'arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego e il sindaco della città estense, Alan Fabbri (Lega)

L'arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego e il sindaco della città estense, Alan Fabbri (Lega)

Ferrara, 15 gennaio 2024 –  "Le case popolari sono prima di tutto proprietà dei cittadini, né del vescovo né della Regione Emilia Romagna, perché costruite con i sacrifici delle nostre generazioni". Il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, risponde con un lungo post su Facebook a monsignor Gian Carlo Perego dopo l'intervista rilasciata da quest'ultimo al nostro giornale.

L’arcivescovo si è detto contrario alle regole stabilite nella città estense per l'assegnazione delle case popolari: una delibera della Giunta regionale modifica in parte i criteri di residenzialità storica, le norme di Ferrara ora verranno cancellate dal regolamento regionale atteso al voto in Assemblea legislativa.

Secondo l'arcivescovo nonché presidente della Fondazione Migrantes le modifiche che apporterà la Regione sono "opportune e rispettose dei diritti".

Ma Fabbri non ci sta e attacca il "dirimpettaio" che ancora una volta "va oltre le sue competenze. Consiglio a Monsignor Gian Carlo Perego di iniziare a riempire di migranti il suo palazzo e di lasciare le case popolari ai ferraresi".

"La sua reggia non solo è molto grande, ma mi sembra anche piuttosto vuota. È facile fare i caritatevoli con i soldi e i beni degli altri, molto meno unire con coerenza parole e fatti. Ma ormai dal vescovo ci si può aspettare di tutto: che non sia lui il prossimo candidato del Pd ferrarese?", provoca Fabbri.

E ancora una volta il sindaco sottolinea il silenzio sul tema da parte del Governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: "Mi dispiace molto che il presidente non intervenga a distanza di diversi giorni dallo scoppio della polemica che ha fatto il giro d'Italia". Un regione, sottolinea il leghista"forse già caduta nelle mani di Elly Schlein. E ci sono addirittura i sindacati che pressano per eliminare anche i 3 anni di residenza". Infine auspica "una raccolta firme e una mobilitazione di massa" per invertire la rotta.

Lo scontro

Bocciato dai sindaci della Lega il nuovo regolamento della Regione sugli alloggi Erp, che prevede che i Comuni non potranno inserire la residenzialità storica anche nei criteri scelti dai regolamenti comunali sul tema. "Eliminare il criterio di residenzialità storica è una scelta che premia gli ultimi arrivati e beffa i cittadini che risiedono - e pagano le tasse - da più tempo sul territorio. Una decisione che discrimina anche quegli immigrati regolari che da tempo vivono e lavorano sul territorio".

Non è d'accordo l'assessore regionale Barbara Lori, che dalle colonne del Carlino spiega: "Confermiamo il requisito della residenzialità storica per tre anni per poter fare domanda di un alloggio popolare, requisito d’accesso che rimane insieme a quello del lavoro nel Comune in cui si vuole risiedere. È falso che intendiamo cancellarlo, come dicono la Lega e la destra. Ma vogliamo che i criteri siano diversificati e adeguati per rispettare un principio di equità che valuti un po’ tutto lo stato di bisogno del nucleo familiare".