Ferrara, 25 aprile 2024 – Si sta solo aspettando la fissazione dell’udienza preliminare, quando i tre indagati per la morte di Miz Mohamed Fawzi, l’operaio egiziano di 36 anni, deceduto dopo un volo da 17 metri in via Borgo Punta, dovranno presentarsi dal giudice per rispondere di concorso in omicidio colposo.
É questa infatti l’accusa che il pubblico ministero Isabella Cavallari ha ipotizzato per il responsabile dell’azienda che aveva ricevuto in appalto diretto i lavori per il Superbonus, nell’enorme condominio di via Boro Punta, a Ferrara. E anche per i due legali rappresentati delle aziende subappaltatrici, entrambe gestite da cittadini stranieri. L’egiziano era dipendente di una ditta di Baricella, in provincia di Bologna dove la vittima abitava e, secondo quanto ricostruito in fase di indagine, era impegnato a smontare le impalcature che erano state utilizzate per le opere di ristrutturazione del condominio, eseguite dalla società Tassi Group. Per Fawzi sarebbero stati gli ultimi giorni di lavoro lì, considerando che il cantiere stava per chiudere: smontati i ponteggi, l’appalto si sarebbe concluso.
L’inchiesta
Le attenzioni della procura, con le indagini coordinate dal pm Isabella Cavallari, si sono incentrate sulle misure di sicurezza adottate nel cantiere che è stato posto sotto sequestro giudiziario dopo l’infortunio mortale. In particolare sull’imbracatura e sulla corda che avrebbero dovuto salvare la vita al trentaseienne in caso di caduta. Oltre ai minuziosi rilievi sul cantiere, che rimase sequestrato per alcuni giorni dopo il tragico volo, gli inquirenti hanno ascoltato una serie di persone, con lo scopo di ricostruire l’accaduto in ogni minimo dettaglio. Per capire che cosa ha stroncato la giovane vita dell’operaio che di lì a qualche giorno avrebbe lasciato quel cantiere.
Quando i sanitari del 118, arrivarono sul luogo, per lui ormai non c’era più niente da fare. Troppo gravi le lesioni riportate nella caduta al suolo. Dopo lunghe indagini, il pm qualche mese fa, ha chiuso le indagini e inviato l’avviso di 415 bis. Ne è seguita la richiesta di rinvio a giudizio, per la quale sarà fissata una data dalla cancelleria per l’udienza preliminare, quando il giudice dovrà decidere se rinviare o meno a giudizio i tre indagati, almeno che non decidano di loro spontanea volontà di scegliere riti alternativi.