FEDERICO DIBISCEGLIE
Economia

Ecco il nuovo polo della chimica: "Dimezzare l’uso di acqua dal Po"

Sottoscritto a Ferrara il protocollo di valorizzazione del Petrolchimico: ora caccia a 43 milioni di euro

Un momento della firma del protocollo con al centro il ministro Adolfo Urso

Un momento della firma del protocollo con al centro il ministro Adolfo Urso

Ferrara, 2 maggio 2024 – Il futuro della chimica in Italia passa da Ferrara. Da oggi, ancora di più. Sì, perché quello sottoscritto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e da altri sedici attori istituzionali, produttivi e sindacali, rappresenta "un modello di buon governo del sistema italiano. Un veicolo di competitività per un settore strategico, quello della Chimica, che non appartiene al passato ma guarda al futuro".

È proprio il titolare del dicastero a scandire queste parole, come a suggellare un passo avanti importante non solo per Ferrara. Tant’è che, nel suo intervento, Urso fa un excursus su tutti i settori strategici del Paese – dalla siderurgia passando per la manifattura più in generale – indicando il protocollo firmato al Petrolchimico di Ferrara come un "punto di riferimento anche per altri comparti produttivi".

L’obiettivo, contenuto nel Protocollo d’intesa, è l’efficientamento energetico del Polo Chimico. Operativamente, le azioni sono declinate in sei linee di intervento: dalla produzione di energia da fonti rinnovabili e scambio sul posto, passando per l’efficientamento dei cicli produttivi finendo con l’efficientamento energetico degli edifici. Ma, la parte principale – come sottolineano tutti gli attori – è il piano di revamping del ciclo idrico con interventi volti al recupero e riutilizzo delle acque di processo e meteoriche. Al momento, lo studio di fattibilità è concluso e, una volta individuate le risorse, i tempi di realizzazione sono stimati in due anni. Il risultato, sulla carta, è stupefacente: si ridurrebbe del 53% il prelievo idrico dal Po (arrivando a risparmiare circa nove milioni di metri cubi all’anno di acqua, che potranno essere impiegati per usi agricoli e non solo), si otterrebbe la produzione di energia green e si diminuirebbero le emissioni di anidride carboniche. Ora, serve trovare 43 milioni di euro. Oltre a quella del Comune di Ferrara c’è stata un’ampia e trasversale collaborazione. Dalla Regione – con la vicepresidente Irene Priolo e l’assessore Vincenzo Colla, passando per la Provincia, con il presidente Gianni Michele Padovani, l’Unife, finendo con i segretari dei sindacati confederali, i referenti delle aziende del Polo e il ‘regista’ di tutta l’operazione, Paolo Schiavina (amministratore delegato dell’impresa consortile di servizi, Ifm).

"Questo accordo – così il ministro – è la dimostrazione pratica di come, attraverso sinergie di valore, si possa davvero governare la transizione, favorendo la competitività di un territorio e del Paese più in generale". Per il primo cittadino di Ferrara, Alan Fabbri, si tratta di "un progetto di sito, strategico, che aumenterà la capacità attrattiva del nostro polo chimico e quindi, se attuato, favorirà anche l’insediamento di nuove imprese". Colla e Priolo la definiscono "un’iniziativa di respiro e prospettiva nell’ottica della transizione ecologica. La chimica è un settore strategico, benché sia stato spesso sottovalutato".