Il ’non-luogo’ del delitto: "Franco non fu ucciso nel fondo agricolo". L’accusa: "Sicuri?"

I consulenti della difesa escludono che la vittima sia stata ammazzata nel fondo agricolo di Ca’ Seggio. "Non ci sono evidenze ematiche né fuori né in casa". La pm: "Lì era piovuto dopo il fatto".

I consulenti della difesa sentiti in aula; nella fotina, la vittima Franco Severi (Salieri)

I consulenti della difesa sentiti in aula; nella fotina, la vittima Franco Severi (Salieri)

Forlì, 29 marzo 2024 – Dov’è stato ammazzato Franco? "Come accertato, la vittima è stata decapitata senza vita. Ma non è stata uccisa sul luogo del ritrovamento". Il consulente tecnico della difesa, Nicola Caprioli, è categorico. "In nessun punto di quell’area, all’esterno, o all’interno della casa, sono state ritrovate macchie di sangue. I carabinieri di Forlì prima, i Ris di Parma dopo, quelle macchie le hanno cercate a più riprese, utilizzando il luminol ovunque. Ma quelle tracce non sono state trovate. Quindi è chiaro che il fondo agricolo del ritrovamento del cadavere non può essere il luogo del delitto, ma un posto di una ’messa in posa’ del corpo. Questa mia conclusione la deduco pari pari dalle conclusioni degli stessi Ris".

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La tecnica dialettica di confutare prove dell’avversario con i suoi stessi argomenti è millenaria e sempre efficace. La pm Federica Messina passa però subito al contrattacco: "Lì sul posto del ritrovamento, ci sono due macchie di sangue, vicino a un albero. Successivamente, in quei posti è piovuto, prima dei rilievi dei Ris. Quindi è possibile che la pioggia abbia dilavato il sangue?". "Difficile dirlo..." è la risposta dell’esperto. "Ma voi avete fatto rilievi al terreno?", incalza la pm Messina. "No" è la controreplica di Caprioli. (I consulenti dell’accusa avevano comunque precisato che la vittima poteva essere stata uccisa utilizzando delle coperte assorbenti in uso al 118: e Daniele è un ex autista del 118)

Il punto è dirimente: se quello non è il luogo del delitto, come ha fatto Daniele a portare un cadavere lassù? Con la macchina? "Nella sua auto non sono state trovate tracce di Dna di Franco", sottolinea Caprioli.

La parte civile, Max Starni, punge: "In altri casi, come a Cogne, a Garlasco, o nel processo per l’assassinio di Ilenia Fabbri di Faenza, nel quale sono stato protagonista, non c’erano tracce di sangue da schizzo, ma poi s’è visto che le cose sono andate diversamente... Il problema è che non c’è la testa, e questo limita parecchio le informazioni...". Caprioli controbatte seguendo lo stesso ragionamento: "Infatti: nella sostanza non sappiamo neanche com’è stato ammazzato Franco: con un’arma? O è stato soffocato?".

Sul banco dei testi sale poi come consulente della difesa Stefano Cimatti, investigatore privato. Che ha rilevato la presenza di telecamere di videosorveglianza su due percorsi alternativi rispetto alla Bidentina: l’accusa aveva rimarcato che in quei tragitti non c’erano tivù di sorveglianza. Per l’accusa, Daniele, per uccidere Franco avrebbe potuto percorrere "diverse strade". Per Cimatti invece, Bidentina a parte – dove però le immagini dei Ris non erano chiare –, "i tragitti più rapidi sono quelli". Sia il pm Messina sia l’avvocato Starni chiedono: "Ha controllato se quelle camere funzionano?". "No". Poi Cimatti dimostra (con un video) che i guanti di Franco, nell’auto di Daniele, si potevano mettere anche senza aprire il cofano: e questo per suffragare la tesi della prova ’taroccata’ dei carabinieri.