"La verità su Ustica, uno dei tanti misteri italiani, è nei ‘cassetti delle vergogne’ che francesi, americani e italiani tengono chiusi da anni: una tortura cinese per i familiari delle vittime e un oltraggio alla memoria degli innocenti che hanno perso la vita". Carmelo Pecora, siciliano di nascita, oggi vive a Forlì dove ha diretto il nucleo di Polizia scientifica: ha scritto nel 2011 ‘Ustica. Confessione di un angelo custode’ (Zona editore).
Pecora, nei giorni scorsi l’ex premier Giuliano Amato ha rilasciato un’intervista nella quale accusa la Francia di aver colpito, il 27 giugno 1980, il Dc9 con 81 persone a bordo, durante un tentativo di abbattere l’areo di Gheddafi. Che ne pensa?
"Ricordo che dopo la strage ci furono anche suicidi e morte sospette: la verità viene ancora nascosta, senza nessuna spiegazione. Ritengo che ciò che ha detto Amato corrisponda alla verità: furono i francesi a colpire l’aereo, d’accordo con gli americani. Ma sono molti, anche in Italia, a sapere cosa accadde davvero".
Fra i passeggeri dell’areo Itavia che decollò da Bologna diretto a Palermo c’era anche Antonino ‘Nino’ Greco, 23 anni, un giovane poliziotto.
"Io ero in servizio da poco tempo a Bologna e Nino era operativo nel reparto della Scientifica. Un collega di origine siciliane come me, con cui, dopo il lavoro, trascorrevo ore spensierate e che quel triste 27 giugno voleva raggiungere Palermo per il matrimonio di un amico".
Lo ha fatto diventare un personaggio decisamente particolare.
"Nel libro incarico il suo angelo custode di un compito speciale: raccontare a un ragazzo come andarono veramente le cose quella notte, nel cielo di Ustica".
Prima di scrivere il libro lei ha incontrato l’associazione dei parenti delle vittime della strage, visionato documenti e raccolto testimonianze.
"Sono ancora in contatto con il fratello di Nino e quando vado in Sicilia ci incontriamo".
È possibile, dopo tanti anni, sanare queste ferite?
"Il dolore non trova conforto. La verità era evidente fin da subito ma è stata calpestata per anni, con l’ipotesi di una bomba a bordo dell’aereo collocata nella toilette, come sostenuto anche recentemente dall’ex ministro Carlo Giovanardi: un’ipotesi che non ha riscontri oggettivi nei frammenti del Dc9 recuperati e analizzati dagli esperti".
Qual è secondo lei la verità?
"È evidente che quel giorno di giugno era in corso una battaglia aerea nei cieli, ma le bugie proseguono. Così come i silenzi. Lancio un appello: ora qualcuno racconti finalmente cosa è veramente successo facendo luce su una vicenda drammatica".
Gianni Bonali