ALESSANDRO CAPORALETTI
Politica

Europee, le Marche guardano al dopo: Acquaroli-Ricci, è già duello

La percentuale dei votanti inchiodata al 54,5% contro il 62,14 delle precedenti europee. Il partito della Meloni sopra il risultato delle politiche. Un test per la sfida delle Regionali. Oggi il verdetto sui sindaci

Elezioni europee nelle Marche: Francesco Acquaroli e Matteo Ricci ai seggi

Elezioni europee nelle Marche: Francesco Acquaroli e Matteo Ricci ai seggi

Ancona, 10 giugno 2024 – Fratelli d’Italia finisce con il 32,90%, un risultato addirittura migliore delle politiche del 2022 (29,14%), ma anche il Pd in netta risalita al 25,50% (20,37% alle politiche 2022),  Lega all’8,19% e Forza Italia al 7,01%, Cinque Stelle al 9,68% (13,58% alle politiche 2022) e Alleanza Verdi e Sinistra al 5,72% il doppio delle politiche. Gli altri partiti tutti sotto alla soglia di sbarramento del 4%.

I risultati delle elezioni europee nelle Marche con vista sulle regionali del 2025 portano buone notizie per la maggioranza di centrodestra che governa la Regione e il Paese, ma anche per l’opposizione di centrosinistra. E non era scontato. Che invece soffiasse il vento dell’astensionismo, malgrado la rincorsa e gli appelli dei leader nazionali e la presenza di ben quindici marchigiani nelle liste in campo per un seggio a Strasburgo nella circoscrizione dell’Italia centrale (Lazio, Marche, Toscana e Umbria), c’era quasi da aspettarselo. Ebbene, il confronto con l’affluenza alle europee di cinque anni fa è quasi impietoso: a urne chiuse, la percentuale dei votanti in regione è stata del 54,56% contro il 62,14% del 2019.

Altre elezioni, altri tempi: quelli del "cappotto" della Lega schizzata al 37,98% dal 3% scarso del 2014, dopo l’exploit del Movimento Cinque Stelle alle elezioni politiche dell’anno precedente, oltre quota 35%. Fu così che la regione rossa divenne prima gialla e poi verde nel giro di appena due anni, salvo poi svoltare a destra alle elezioni regionali del 2020, quando con la Lega al 22,5% e Fratelli d’Italia sull’ascensore al 18,7% (alle europee dell’anno prima il partito di Giorgia Meloni aveva preso appena il 5,8%), Francesco Acquaroli (49,1%) staccò di quasi dodici punti il candidato del centrosinistra orfano dei Cinque Stelle, Maurizio Mangialardi (Pd, 37,3%), chiamato all’impresa improba, se non disperata, di rincorrere l’onda lunga del centrodestra e colmare un distacco che i sondaggi della vigilia davano per abissale. Il resto è storia recente – l’ascesa di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia (primo partito in regione col 29,14% alle elezioni politiche del 2022) fino a Palazzo Chigi, il Pd di Elly Schlein alle prese con un campo largo in cerca d’autore –, ma cinque anni in politica possono anche essere un’era geologica, specie in tempi di partiti fluidi ed elettorato "mobile", o volubile, comunque sempre in libera uscita. E non è un caso che guardando alle regionali 2025, Matteo Ricci, sindaco uscente di Pesaro e candidato del Pd, l’uomo forte del centrosinistra nelle Marche, avesse voluto misurare ogni voto europeo al centrosinistra come "primo avviso di sfratto alla giunta Acquaroli", e in prospettiva come un’ipoteca, o quasi, sulla candidatura alla sfida per le regionali. Ma se il trend è quello descritto dai primi dati, Fratelli d’Italia non solo tiene, ma addirittura incrementa il bottino delle politiche, un buon segnale per la maggioranza in Regione, dalle cui file arrivano le candidature europee di Carlo Ciccioli, già capogruppo di FdI in Consiglio regionale, così come di Mirco Carloni, deputato leghista e già assessore regionale.

Tornando ai dati dell’affluenza, Pesaro e Urbino è la provincia che ha fatto registrare il dato più alto di adesione al voto con un’affluenza del 62,52%, al netto del fatto – tutt’altro che trascurabile – che da quelle parti si è votato per sindaco e Consiglio di entrambi i capoluoghi, Pesaro e Urbino. I dati delle altre province: ad Ancona ha votato il 52,03% degli aventi diritto, a Macerata il 50,9%, a Fermo il 48,6% e ad Ascoli il 57,9%. Intanto oggi si attende il verdetto del voto nei 148 Comuni della regione, a partire dai tre capoluoghi di provincia – Pesaro fortino del Pd, Urbino e Ascoli –, ma anche Fano, Osimo, Recanati e Potenza Picena, roccaforte del governatore Acquaroli.