VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Aggressione fuori dalla discoteca. Sasso scagliato contro Checchia: per i giudici fu tentato omicidio

In Appello si aggrava l’accusa nei confronti dei due imputati: la vittima rimase in coma per 17 giorni. Condanna ricalcolata e aumentata di 8 mesi, l’avvocato difensore annuncia il ricorso in Cassazione

La vittima con l’avvocato Pellegrini

La vittima con l’avvocato Pellegrini

Modena, 7 febbraio 2025 – Non furono ‘lesioni’ ma tentato omicidio, come contestato inizialmente dalla procura. E’ quanto stabilito ieri dai giudici della Corte d’Appello nel procedimento contro i due amici Daniele Eugenio Vernucci, 22enne di Sassuolo e Kevin Coppolecchia, 19enne di Castellarano autori della gravissima aggressione ai danni del 21enne modenese Giuseppe Checchia. La notte del 9 ottobre 2022, infatti, la vittima fu colpita da un sasso scagliatogli addosso da uno dei rivali e successivamente da un pugno che lo fece rovinare al suolo, privo di sensi. L’episodio, violentissimo era avvenuto all’esterno della discoteca Rockville di Castellarano, nel Reggiano. Checchia rimase diciassette giorni in coma e si salvò soltanto grazie ad una delicata operazione: oggi porta ancora i segni di quel ‘colpo’ inferto con brutalità. Ebbene a marzo scorso il pm Maria Rita Pantani, all’esito del processo con rito abbreviato aveva chiesto 16 anni di condanna per Vernucci e nove per Coppolecchia, escludendo le generiche e ritenendo che "la condotta dei due imputati mirava esclusivamente a uccidere". Il collegio dei giudici, però, aveva accolto le richieste avanzate dalla difesa, affidata agli avvocati Roberto Ghini, Valentina Schenetti e Roberta Pasquesi, riqualificando l’accusa in lesioni gravi e condannando entrambi gli imputati a quattro anni, escludendo anche l’aggravante dei futili motivi. La procura aveva quindi presentato ricorso in Appello e ieri la corte ha riqualificato il reato in tentato omicidio, aumentando la condanna agli imputati di otto mesi. "Una riforma che non sposta di molto la pena, un aumento di soli otto mesi, il che sta significare – afferma l’avvocato degli imputati, Roberto Ghini – che nemmeno la corte d’Appello fosse del tutto convinta o che si sia raggiunta in camera di consiglio una mediazione tra i tre giudici del collegio. Se pensiamo alle richieste fatte in primo grado dal pm, la decisione di aumentare di otto mesi la pena sposta relativamente la situazione dei miei assistiti. Nei prossimi giorni depositeremo richiesta di libertà (sono oltre due anni che sono agli arresti domiciliari). La decisione del giudice di primo grado era corretta: non si trattò di un tentato omicidio – sottolinea – e siamo certi che in Cassazione questa sentenza verrà annullata. I miei assistiti fin da subito si sono dichiarati dispiaciuti per quanto accaduto, non hanno mai rifiutato le loro responsabilità che sono quelle, sicuramente gravi, di aver provocato le lesioni alla persona offesa ma che non erano e non sono, di questo siamo convinti, l’aver cercato di uccidere la persona offesa". Al giovane era stata riconosciuta una provvisionale di 40mila euro (a fronte di una richiesta di 100mila) e il risarcimento danni in sede civile. "Giuseppe non aveva inteso impugnare la sentenza di Reggio Emilia poiché non ha mai cercato e non cerca alcuna vendetta nei confronti degli imputati – sottolinea l’avvocato della parte offesa, Marco Pellegrini –. Tuttavia, a prescindere dalla pena, sulla quale mai ci siamo espressi, riteniamo che la sentenza della Corte di Appello abbia ridefinito correttamente il reato in tentato omicidio. Speriamo che presto possano maturare le condizioni per ricevere il risarcimento del danno, confermato dalla Corte".