«Attenzione, di coma etilico si può morire»

Diciassettenne ricoverato dopo una festa, Annovi (Ausl): «C’è poca informazione in merito, ma le bevute ’full immersion’ sono in aumento»

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di Emanuela Zanasi

L’età si è abbassata drammaticamente. Secondo l’indagine del sistema di sorveglianza ‘Passi’ diffusa dall’Ausl: in provincia di Modena oltre il 40% dei giovani a partire dai 15 anni ha dichiarato di avere bevuto cinque o più bevande alcoliche in un’unica occasione mentre il 2% di bambini di undici anni, il 7% dei tredicenni e il 28% dei quindicenni ha bevuto tanto da ubriacarsi almeno una volta nella vita Si chiama ‘binge drinking’, di fatto una full immersion nell’alcol che può essere estremamente pericolosa fino ad arrivare al coma etilico. Un problema che il Sert Ausl conosce e affronta con diverse campagne informative. Ne abbiamo parlato con il dottor Claudio Annovi, alla luce di quanto accaduto la sera della vigilia, quando un diciassettenne è finito in coma etilico all’ospedale di Pavullo dopo aver preso parte ad una festa in un’abitazione privata che si è tenuta in un comune dell’Appennino.

Annovi, che percezione avete del fenomeno?

«È un fenomeno che ha preso velocità. È diventato un ‘cult’ nel mondo dei giovani e una percentuale molto significativa di loro ha sperimentato almeno un episodio ‘binge’ durante l’ultimo anno e parliamo anche dell’area dei minori. Almeno il 40% di giovani tra i 15 e i 18 anni. Sono soprattutto maschi, il numero delle donne è leggermente inferiore ma di anno in anno si chiude la forbice. I ragazzi oggi non bevono a casa, non bevono quotidianamente, ma quando escono in una percentuale non trascurabile possono avere di questi episodi». Quali sono i rischi?

«Sono episodi che espongono fortemente ai rischi per la salute perché, ricordiamolo, di coma etilico si può morire. Oltre altri rischi per la salute in acuto ci sono anche i rischi legati alla sicurezza. Si tenga conto che l’alcol non si combina molto bene con diverse performance come la guida, il lavoro ma ci si espone anche a rischi aggiuntivi come situazioni che possono accadere nel gruppo di amici o con altre persone, parlo di risse o situazioni anche di tipo sessuale».

Come si può convincere ragazzi molto giovani a non lasciarsi trascinare in questi eccessi?

«Prima di tutto l’intera comunità dovrebbe continuare a prestare forte attenzione a questo tema, quindi ognuno dovrebbe fare la sua parte. Questo vale per i genitori e le famiglie, per gli istituti educativi che dovrebbero affrontare questo tema e questo vale anche per il gruppo di amici e dei pari. È un tema da monitorare e prevenire con vari interventi. La legge fa quello che può vietando la somministrazione di alcol ai minorenni ma evidentemente non è sufficiente. I minori di anni di 18 dal 2013 non dovrebbero accedere al consumo di bevande alcoliche perchè ne è stato fatto divieto di vendita e al di sotto dei 16 anni la somministrazione di bevande alcoliche da parte degli esercenti è un reato penale. Ancora oggi però noi constatiamo che la norma non viene sempre rispettata. C’è ancora molta leggerezza nell’affrontare questo tema. Dovrebbe essere presente che l’alcol può determinare seri danni. Chi perde il controllo può avere come conseguenza non tanto l’avvio di una condizione di alcolismo ma può correre il rischio per la propria salute e la propria sicurezza. Dovrebbe essere al centro dell’attenzione di tutti. Non bisogna mai lasciare solo chi ha, anche occasionalmente, ecceduto. La persona non essendo lucida e in una situazione di incapacità di reazione può subire oltraggi di qualsiasi genere, come ad esempio l’esposizione al freddo e con l’ipotermia possono succedere tanti guai; si muore anche di questo, non è uno scherzo».