REDAZIONE MODENA

Donne del sale sulla via Vandelli: i racconti che fanno la storia

Gli studenti dell’Ic di Lama Mocogno hanno intervistato la testimone Alma Canovi "Percorrevano chilometri a piedi per portarlo, in cambio ricevevano vestiti, farina e pane" .

Gli studenti dell’Ic di Lama Mocogno hanno intervistato la testimone Alma Canovi "Percorrevano chilometri a piedi per portarlo, in cambio ricevevano vestiti, farina e pane" .

Gli studenti dell’Ic di Lama Mocogno hanno intervistato la testimone Alma Canovi "Percorrevano chilometri a piedi per portarlo, in cambio ricevevano vestiti, farina e pane" .

Alle donne del sale

donne di mare

di terre lontane

sperdute e sperate

Durante il periodo della Seconda Guerra mondiale, molte erano le donne che partivano dalla marina di Massa-Carrara e percorrevano, a piedi, il lungo tratto della via Vandelli, per poi giungere nei paesi dell’Appennino modenese. I motivi che spingevano queste donne a partire e a rischiare la vita erano due: il sale e la fame. Sì, perché queste donne coraggiose dapprima cercavano di procurarsi il sale, facendo bollire l’acqua del mare in grosse damigiane, senza farsi scorgere da tedeschi e fascisti; poi, lo portavano a spalla o su delle carrette fino al modenese o nei territori della Garfagnana, dove la popolazione locale lo barattava con la farina. Chi riceveva il sale lo scambiava con mortai, conche di marmo, farina di castagne, vestiti, scarpe, lenzuola. Il sale, infatti, era un prodotto semplice, ma il suo trasporto era fortemente tassato e costava molto, per questo la gente comune raramente riusciva ad acquistarlo; era, però, allo stesso tempo, indispensabile per la conservazione dei cibi.

Sarebbe semplice pensare a quello che queste donne facevano, se non pensassimo al grande rischio che correvano: i rastrellamenti tedeschi erano all’ordine del giorno.

Queste donne dovevano muoversi con cautela e attenzione, perché i fascisti non avrebbero indugiato a sparare contro di loro. Infatti, se contestualizziamo le vicende, ci troviamo nel periodo in cui l’Italia era divisa in due, quello degli anni Quaranta del Novecento: dopo la caduta del governo Mussolini, avvenuta nel luglio del ’43, il nuovo Presidente del Consiglio, nominato dal re Vittorio Emanuele III, Pietro Badoglio, firmò l’armistizio con gli Alleati l’8 settembre. Quest’ultimo portò tedeschi e fascisti ad invadere parte dell’Italia e, da allora, per noi, iniziò il momento più cruciale della guerra.

Anche la vita delle donne del sale, che percorrevano i territori della Linea Gotica, era esposta a grandi pericoli; la Linea Gotica era la linea lungo cui correva il fronte di guerra in Italia e che collegava Massa – Carrara a Rimini, con i suoi 320 km; essa, costruita dai tedeschi, serviva a rallentare l’avanzata delle truppe alleate. È per il sacrificio di queste donne che le vie da loro percorse sono ricordate oggi come ’le Vie del Sale’.

Non di rado, le donne del sale dormivano nelle stalle, prima di ripartire; tantissime di loro non hanno più fatto ritorno a casa perché vittime di guerra, stenti e fatica. A loro ricordo, nel 2017, gli studenti dell’Istituto ’Felice Palma’ di Massa hanno deciso di realizzare un monumento; lo stesso abbiamo fatto noi inaugurando, il 21 settembre 2024, dinnanzi all’intera comunità, il monumento che celebra il sacrificio di queste donne; il monumento, realizzato in marmo statuario di Massa – Carrara, è stato progettato dal signor Alessandro Canovi, a cui riconosciamo il principale merito di questo articolo, e realizzato dall’Associazione Nazionale Alpini di Lama Mocogno, dall’Associazione Nazionale Carabinieri di Lama Mocogno, dall’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia – Appennino modenese e dal CAI di Lama Mocogno.

Abbiamo avuto la fortuna di intervistare la signora Alma Canovi, che ricorda di aver avuto 12 o 13 anni quando vide la prima volta le donne del sale. La signora Alma ha 88 anni; non riesce a venire a scuola, ma ci fa il dono di un’intervista online e noi, per tenere fisso il ricordo di questo momento, decidiamo di immortalarlo con una foto.

Dove vive signora Alma?

"Vivo a Lama Mocogno".

Ricorda cosa portavano queste donne?

"Portavano principalmente il sale, di solito all’interno di sacchetti che trasportavano sul capo".

Ricorda cosa, invece, veniva dato loro in cambio?

"Pane, farina, generi alimentari vari, qualche vestito, stoffe".

C’è un episodio che ricorda particolarmente?

"No, ma ricordo le loro condizioni: povere ragazze, vestite come potevano, spesso quasi scalze, che percorrevano lunghi tratti a piedi".

In che periodo dell’anno giungevano?

"Non venivano durante tutto l’anno, ma raggiungevano le nostre località in inverno e, soprattutto, in primavera; sono giunte qui specialmente nel periodo della guerra. Molte di loro si fermavano a dormire prima di ripartire".

Quanto tempo impiegavano per arrivare qui?

"Non lo so con precisione, nessuna ha mai rivelato quanto tempo impiegassero ad effettuare il viaggio, probabilmente 9 o 10 ore".

Venivano in gruppo? Se sì, si ricorda in quante venivano?

"Sì, viaggiavano in piccoli gruppi di quattro o cinque donne".

Che età potevano avere queste donne?

"Dai 40 ai 50 anni".

Conosceva qualcuno che le ha ospitate?

"No, allora le case erano molto piccole, quindi erano pochissime le famiglie che potevano permettersi di ospitarle, anche perché all’epoca le famiglie erano numerose. Ad esempio, la mia era una famiglia numerosa, vivevamo in nove nella stessa casa, ma stavamo bene perché si faceva tutto insieme, anche se ognuno aveva la sua mansione. Chi poteva, le ospitava nelle stalle, erano calde".

Quanto tempo si trattenevano qui?

"Rimanevano poco tempo; di solito, lasciavano il sale, prendevano la merce che le famiglie del posto preparavano e ripartivano".

Era pericoloso ospitarle?

"Assolutamente no, erano donne povere e molto tranquille, ci fidavamo".

Perché era così importante il sale un tempo?

"Il sale era importante un po’ per tutto: ci facevamo da mangiare, per fare il pane e la minestra, per condire i cibi, stagionare e conservare le carni, come quella di maiale: ora abbiamo tutto e tutto l’anno; una volta, quando ero piccola, si potevano mangiare solo cibi di stagione".

Oggi siamo abituati ad avere quasi tutto pronto e ci sembra scontato poter mangiare certi cibi. Secondo lei, le cose sono cambiate in peggio o in meglio?

"Per un certo verso, in meglio: ai ragazzi come voi, oggi, non manca niente. Per altri versi, invece, una volta si era più uniti e ci si aiutava, si condivideva e ci si voleva bene; oggi sono diffuse invidia e gelosie".

Quale consiglio si sente di dare a noi ragazzi di oggi?

"Ce ne sarebbero tanti di consigli da dare a questi giovanotti. Bisogna studiare di più, apprendere lavori manuali che non si fanno più, essere educati, rispettare le regole e avere rispetto verso le persone anziane".

Classe 3^A di Lama Mocogno

Prof.ssa Serena Mancini