REDAZIONE MODENA

Gli infermieri difendono la riforma

"Anche a nome di tutti i professionisti che ogni giorno lavorano in quell’area, desideriamo ribadirlo: i cittadini del Frignano possono...

"Anche a nome di tutti i professionisti che ogni giorno lavorano in quell’area, desideriamo ribadirlo: i cittadini del Frignano possono...

"Anche a nome di tutti i professionisti che ogni giorno lavorano in quell’area, desideriamo ribadirlo: i cittadini del Frignano possono...

"Anche a nome di tutti i professionisti che ogni giorno lavorano in quell’area, desideriamo ribadirlo: i cittadini del Frignano possono contare su una risposta del 118 integrata efficace ed efficiente". Lo garantisce l’Ordine delle professioni infermieristiche di Modena, che interviene sulla riorganizzazione del servizio 118 in area montana al centro di uno scontro politico-sindacale. La riorganizzazione del servizio di soccorso nella montagna modenese, afferma l’Ordine degli infermieri, "vede una dotazione di mezzi e di professionalità (infermieri e medici del 118 impiegati nel territorio montano) di gran lunga superiori agli standard definiti dalla norma, dalla letteratura scientifica e dai modelli organizzativi che ritroviamo nel contesto nazionale". Quindi, "non può essere credibile chi agita lo spettro di un peggioramento in termini di esiti di salute rispetto al superamento della figura del medico dell’emergenza territoriale, perché contraria ai dati di intervento, alla letteratura scientifica, ai modelli di intervento applicati in tutti i paesi dotati di sistemi sanitari avanzati, e - permetteteci - anche al buon senso". Ma sulla questione interviene anche la Società italiana degli infermieri di emergenza. "Purtroppo – afferma l’associazione – si continua a leggere di allarmismi infondati rivolti alla popolazione, la quale viene descritta come ‘a rischio’ a causa della mancata presenza del medico a bordo delle ambulanze, quasi ‘abbandonata’ dal 118, alimentando tensioni e dubbi sulla sicurezza del sistema, che non solo stanno spingendo i cittadini locali a organizzarsi in manifestazioni di protesta, ma potrebbero indurre un uso scorretto dei servizi stessi". Però, obiettano gli infermieri rianimatori, "viene spontaneo chiedersi quanti di questi allarmi siano realmente motivati da una preoccupazione per la sicurezza del sistema e quanti, invece, rappresentino una difesa di interessi corporativi, legati a posizioni lavorative oggettivamente privilegiate. Colpisce, in particolare, che a sollevare l’allarme e a promuovere manifestazioni pubbliche sia un sindacato medico: un fatto che appare quantomeno singolare".