
"Siamo un gruppo di volontarie del Fai che in questi anni hanno attivamente partecipato all’apertura al pubblico dei meravigliosi spazi dell’Abbazia cinquecentesca di San Pietro, che in questi anni ha avuto una visibile trasformazione e cura. Soffriamo molto per quello che sta accadendo e per il modo in cui è stata trattata l’intera vicenda". A parlare sono le volontarie Fai Anna Bini, Loretta Zanfi, Graziella De Aloisyio, Anna Nicolini, Giovanna Sala, Eugenia Coriani, Cristiana Melani e Valeria Veggetti. In una lettera, hanno voluto esternare tutta la loro preoccupazione per la vicenda che sta interessando l’abbazia di San Pietro: sembra, infatti, che i monaci Benedettini siano intenzionati a ’traslocare’, interrompendo così una storia plurisecolare. C’è chi ha ipotizzato che sulla decisione pesi la sparizione di un’eredità milionaria lasciata alla parrocchia, fatto al centro di un’inchiesta della guardia di finanza che vede indagato il priore dei Benedettini Stefano De Pascalis, assieme a un collaboratore e a tre professionisti del settore legale, due residenti a Ravenna (tra cui un ex notaio) e uno a Bologna (un avvocato). I cinque sono accusati a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e appropriazione indebita. Le volontarie Fai ricordano che San Pietro è "un luogo magico grazie al suo affascinante mix di arte, storia e fede, in cui i monaci, soprattutto il priore don Stefano, come anche don Fabio, hanno saputo operare. I volontari come noi – proseguono – sono sempre stati accolti con entusiasmo a braccia aperte, materializzando così una delle regole benedettine, ’l’accoglienza’, che si è poi trasformata in amicizia e quando momenti difficili ci hanno toccato, loro hanno saputo affiancarci anche nel pianto e nel dolore ma soprattutto instillarci speranza. I Benedettini – dicono le volontarie – sono un dono di Dio per Modena e non possiamo perderli. Inoltre chi si curerà di quel luogo dove tanto è stato fatto dal suo priore? Lavori che hanno visto il coinvolgimento di enti e di privati con l’obiettivo di recuperare un luogo tra i più importanti di Modena".
Dello stesso tenore è l’appello dello scrittore Carlo Previdi, parrocchiano di San Pietro e autore di un’altra accorata lettera: "L’abbazia di San Pietro – scrive – è un’istituzione plurisecolare, risalente al medioevo, dove, per lunghi periodi, hanno esercitato la loro attività spirituale i padri Benedettini. Questo è avvenuto anche negli ultimi lustri appena trascorsi, durante i quali il complesso abbaziale, sotto il priorato di padre Stefano De Pascalis, ha conosciuto un notevole restauro ed abbellimento, oltre all’allestimento di una fornita spezieria, che lo hanno reso un vero e proprio gioiello nell’ambito del centro storico cittadino. Inoltre, sempre durante questi lustri, grazie alla sistemazione di uno degli splendidi chiostri ed al pregevole allestimento della sala di Santa Scolastica, facenti parte del complesso dell’abbazia, essa è stata teatro di varie manifestazioni culturali, artistiche e ricreative, apprezzate e seguite da numeroso pubblico. A tutto questo si aggiunga il notevole sostegno pratico, morale e spirituale che lo stesso padre Stefano, padre Fabio, padre Gregorio (morto lo scorso anno dopo una vita dedicata ad aiutare il prossimo) e tutti gli altri monaci e religiosi hanno saputo offrire, con vera carità cristiana, a tantissime persone. Le funzioni religiose – continua Previdi – sono sempre state molto seguite e sentite dai fedeli. Purtroppo, secondo talune ricorrenti notizie di questi giorni, i monaci Benedettini di San Pietro potrebbero essere destinati altrove e ciò comporterebbe, probabilmente, la fine di tutta o di gran parte di questa realtà, costituita dall’attuale abbazia di San Pietro, che io, e certamente non sono l’unico, giudico una delle più belle istituzioni del centro storico cittadino, divenuta oggigiorno sempre maggiormente preziosa e necessaria. Mi sento dunque di ringraziare di cuore padre Stefano, padre Fabio, padre Gregorio e tutti gli altri religiosi in vita e quelli che invece ora sono in Cielo – chiude Previdi – per tutto quello che di splendido hanno saputo fare per tante persone e per me, augurandomi veramente che questa città non debba dover rinunciare, dopo secoli e secoli di proficua attività, ad essi ed all’abbazia di San Pietro, luogo di enorme significato religioso, storico, culturale ed artistico".