Industrie Modena, crescita zero nell'anno del Covid

La situazione è praticamente inchiodata: a picco le nuove iscrizioni di aziende nel registro della Camera di Commercio

Industrie, crescita zero nell'anno del Covid

Industrie, crescita zero nell'anno del Covid

Modena, 26 febbraio 2021 - Se si guardano i numeri non c’è nessuna pietà: l’economia di Modena è inchiodata. Il dato più significativo che fotografa gli effetti della pandemia sul tessuto imprenditoriale del nostro territorio, è quello della movimentazione del registro delle imprese della Camera di Commercio: sono diminuite tantissimo le nuove iscrizioni (poco più di 3.400 nel 2020, circa il 20% in meno rispetto l’anno precedente) così come sono diminuite tantissimo le recenti cancellazioni (3.781, il 14% in meno); il saldo restituisce una percentuale che potrebbe essere simile a quella degli ultimi due o tre anni. Come è facile intuire, quando l’economia è in recessione c’è poca capacità di sviluppare imprese nuove e quelle in difficoltà aspettano a recedere. A segnare la dinamicità di un territorio sono poi le operazioni di fusione di imprese, in tutte le articolazioni: nella nostra provincia, in tempi normali, se ne arrivavano a gestire mediamente 150 all’anno; nel 2020 se ne sono fatte cinque. Questa è la situazione attuale: tutti "alla finestra" per cercare di capire se il Covid concederà una tregua, anche grazie all’incremento delle vaccinazioni.  

Non ci resta che analizzare i trend degli ultimi mesi, con l’avvertenza che questi dati fotografano una situazione in continuo movimento e che si dovrà attendere l’evolversi dei contagi, dei risultati dei ristori messi in campo dal precedente governo e dei provvedimenti che il neo premier Draghi riuscirà a garantire per dare al mondo imprenditoriale quella scossa per reagire alla crisi. Al 31 dicembre 2020 risultano 72.238 le imprese registrate alla Camera di commercio, con un calo congiunturale dello 0,5% pari a 330 imprese in meno rispetto al 30 settembre 2020 e un calo dello 0,7% pari a 523 imprese in meno rispetto al 31 dicembre 2019. A queste vanno, però, escluse le 173 imprese cancellate d’ufficio perché non più operanti ma ancora iscritte al Registro imprese. A livello regionale l’andamento è simile (-0,6%), mentre nel totale Italia la diminuzione è più contenuta (-0,2%). L’esame delle imprese attive per forma giuridica mostra come le società di capitale siano le uniche che continuano ad aumentare (+2,5%), mentre scendono inesorabilmente le società di persone (-2,7%), seguite dalle "altre forme giuridiche" (-1,8%) e dalle imprese individuali (-1,7%). La diminuzione delle imprese che hanno dichiarato l’effettivo inizio di attività, cioè delle imprese attive, è più marcata di quelle registrate, scende infatti al -0,8% la variazione tendenziale e quasi tutti i macrosettori risultano negativi, a partire dall’agricoltura (-2,7%), seguita dall’industria manifatturiera (-1,5%) e dai servizi (-0,6%). Rimangono positive le imprese delle costruzioni (+0,7%) anche per effetto degli incentivi alle ristrutturazioni emanati dal governo Conte.  

Il dettaglio dell’industria manifatturiera indica un aumento solamente nei settori che producono beni necessari alla cura del Covid come l’industria chimica e farmaceutica (+6,0%), la fabbricazione di articoli in gomma e plastica (+4,3%), rimane inoltre in crescita anche la riparazione e manutenzione di macchinari (+4,4%). Tutti gli altri settori perdono imprese, in particolare il tessile abbigliamento (-3,9%), la fabbricazione di carta e prodotti di carta (-3,8%), l’industria del legno (-3,6%), la ceramica (-3,4%) e la fabbricazione di mobili (-3,2%). Risulta stabile la produzione di mezzi di trasporto. Nel terziario invece gli andamenti sono diversificati, ad esempio è buono l’andamento dell’istruzione (+4,3%), delle attività finanziarie e assicurative (+4,2%) e discreta la crescita del noleggio e servizi di supporto alle imprese (+0,9%) e delle attività professionali scientifiche e tecniche (+0,6%). Cominciano invece a palesarsi gli effetti delle chiusure sul commercio (-2,3%), sul trasporto e magazzinaggio (-1,2%) e sulla sanità e assistenza sociale (-1,3%).  

Rimangono stabili i servizi di alloggio e ristorazione (+0,3%) anche se sono i più colpiti dalle restrizioni. L’andamento incerto della pandemia pone ombre sulle previsioni dei prossimi anni, come fa notare il Centro studi della Camera di commercio: a Modena il valore aggiunto del 2020 risulta in calo dell’8,5% ma, grazie alla marcata componente industriale, la ripresa nel 2021 sarà più vigorosa rispetto al resto del paese (+6,5%) e più duratura nel 2022 (+4,7%). Il valore aggiunto dell’economia modenese, come del resto quello di tutta l’Emilia-Romagna, tornerà ai livelli pre-Covid già nel 2022, mentre a livello nazionale occorrerà attendere il 2023.