Modena vive, piena di eventi e naturalmente la mia testa è piena di ricordi. Ecco il Giro d’Italia e allora ovviamente, saltano fuori Bartali e Coppi. Io tenevo per il primo ma mio zio che abitava con noi ed era uno sportivo molto più di me, tifava per Coppi, quindi c’erano piccole liti famigliari, ma bastava andare dal barbiere o nei bar, al Guf ed erano liti da coltello con urla relative. Mi ricordo che una volta ero andato in montagna a vedere passare i corridori in salita, così andavano piano, e si riuscivano a riconoscere i nostri campioni, era stato emozionante. Modena giovedì scorso si è riempita di gente per i corridori e tutto il baraccone del Giro ed è stato bello vivere quel momento, quell’atmosfera da mettere nello scrigno dei ricordi del futuro (sono ottimista!).
Partito il Giro, arrivano i cadetti e mentre la bandiera sventola al vento ci mettiamo sull’attenti e non con la mano sul cuore, quella è roba da americani. Dentro mi sento qualcosa, mi commuovo: i giovani passano, la banda suona l’inno dell’Accademia e mi viene in mente il libro che feci ’La linea blu’ e i generali di cui ero diventato amico. Pucci, Zignani e Tota, che vedo ancora, Camporeale, grandi persone e anche il maggiore Abisso che coordinava il libro e Roberto Alessandrini, sergente di leva che mi aiutava.
Mi invitavano al Mp100 e io mi stimavo e facevo fotografie. Ho anche un ricordo lontanissimo di quando ero un bambino e non so neanche se sia vero o soltanto un sogno. Il Principe Umberto al balcone del Palazzo Ducale e la piazza sotto, piena di gente dove anch’io battevo le mani felice.
Tra i ricordi che mi passano in testa ne ho uno importante, un caro pensiero per Daniele Brighenti, un mio dipendente giovane, educato, bravo, di quelli di una volta, poi mio socio che aveva anche sposato mia cugina. Una persona normale che non si metteva in mostra, che aiutava quelli che avevano bisogno e con cui era piacevole stare, parlare, era un amico di quelli veri, di quelli che il dottor Urbini diceva che si contano nelle dita di una mano. Negli ultimi anni aveva sofferto molto per la salute, ma sempre con un sorriso e sembrava con ironia. Se n’è andato ma ha lasciato in me, in mia cugina Anna, in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, un vuoto difficile da colmare. Il tempo che passa addolcisce il rimpianto e lo voglio ricordare così, come quando ci si trovava per due chiacchere: "Adìo Zagaglia" diceva e io di rimando : "Adìo Brighenti" e stavamo lì a parlare di niente, o di tutto, stavamo li’, perché stavamo bene assieme. Mi mancherai!