
Giulia Galiotto è stata uccisa dal marito quando aveva trent'anni. Nel riquadro, Marco Manzini con la giornalista delle Iene che ha scoperto il nuovo lavoro
"So andando al lavoro, perché? Risarcimento? Lo hanno avuto in parte", afferma con tranquillità mentre si reca al lavoro. Così davanti ai microfoni delle Iene Marco Manzini. Eppure la famiglia della giovane moglie, Giulia Galiotto, che Manzini ammazzò a colpi di pietra in testa non percepiva più il quinto dello stipendio come risarcimento stabilito dal giudice: Manzini si era infatti licenziato per poi tornare al lavoro due mesi dopo, ma senza dire nulla.
Voleva evitare di risarcire la famiglia? E’ ciò che la stessa, sconvolta, reputa sia accaduto. Manzini nel 2009 a San Michele dei Mucchietti, Sassuolo, uccise brutalmente la moglie Giulia, 30 anni. Recentemente i genitori della vittima si erano visti chiedere dall’Agenzia delle Entrate le tasse sul risarcimento per l’omicidio della figlia –, se così si può definire – che ancora non hanno incassato. Un milione e duecentomila euro che, attraverso un precetto, i genitori di Giulia stavano percependo con il contagocce ogni mese – grazie al pignoramento di un quinto dello stipendio – fino a che l’uxoricida non si è licenziato.

"Grazie al servizio delle Iene abbiamo scoperto come Manzini lavori ancora nella stessa azienda di Reggio Emilia in cui aveva preso servizio durante la messa alla prova ai servizi sociali e da cui risultava essersi licenziato su dimissioni volontarie a fine pena, a giugno dello scorso anno – spiega Giovanna Ferrari, mamma di Giulia -. Abbiamo pensato a quel punto che i registri non fossero aggiornati: perché licenziarsi e farsi riassumere nel giro di due mesi nello stesso ruolo, sempre a tempo pieno e a tempo indeterminato? In realtà questo è avvenuto e noi ci siamo cascati, decadendo dal diritto di accedere ad un quinto dello stipendio. Poi si è aperta tutta la questione relativa all’Agenzia delle Entrate, che abbiamo risolto. C’è stata una grande apertura da parte addirittura della direzione dell’Emilia Romagna su questo tema – sottolinea Ferrari –: abbiamo avuto un incontro e si sono attivati per trovare soluzioni non solo al nostro caso specifico ma per tutti quelli che si trovano in queste situazioni".
In base alla nuova legge sul femminicidio, infatti, non vi sarà più tassazione sui risarcimenti per i parenti delle vittime. "Ora in caso di risarcimento posto in sede penale per femminicidio e tutti i fenomeni del codice rosso è previsto la detassazione del risarcimento – sottolinea Ferrari –. Ora che la posizione del Manzini è stata intercettata, abbiamo già proceduto con il nuovo atto di precetto. Ci saranno quindi altre spese legali ma da lì faremo un nuovo pignoramento per avere un quinto dello stipendio presso l’azienda in cui lavora".