Modena, 14 gennaio 2024 – La casa di Modena di Gino Paoli rispecchia i grandi amori e i temi che da sempre lo accompagnano: il pianoforte, le tante foto appese alle pareti che lo ritraggono con la moglie Paola, modenese, e con i figli, i suoi bozzetti dei corpi di donna. Sulle scale, un gatto nero in ceramica. Ci accoglie alla porta la moglie Paola con un sorriso caloroso; Gino Paoli, pantaloni e maglione blu, è seduto sul divano. Oggi pomeriggio sul palco del Bper Banca Forum Monzani, alle 17.30, presenterà la sua autobiografia ‘Cosa farò da grande. I miei primi 90 anni ’ (Bompiani), in cui si racconta all’amico Daniele Bresciani con schiettezza, ripercorrendo le tappe importanti della sua vita.
La copertina del libro la ritrae con un copricapo da nativo americano: perché ha scelto quella foto?
"È autoironica e legata a un ricordo. Un giorno sono andato a casa di Red Ronnie, non c’era un posto dove sedermi e sono andato a sdraiarmi nella vasca da bagno e quando è tornato a casa m’ha trovato lì addormentato. Eravamo a Bologna, siamo usciti e mi sono seduto in mezzo alla strada e lui mi ha fatto un’intervista così (i passanti sinceramente non gradivano molto). Red era appena stato in America e aveva indosso questo copricapo e mi ha detto: ‘Te lo metti che facciamo una fotografia?’ Una volta deciso di fare questo libro, abbiamo pensato che fosse l’immagine più adatta: Gino Paoli vestito come un indiano ( ride, ndr )".
Lei e pochi altri siete stati la colonna sonora di più generazioni: come si spiega l’essere diventato una tale icona ?
"Io credo che il non essere di moda comporti il restare sempre di moda, e avere la capacità di parlare di cose senza tempo che sono importanti per le persone, dando loro delle risposte. Ricordo con tenerezza un episodio degli esordi, quando cantavo nelle balere emiliane: al termine, quando stavo per uscire, una vecchietta mi dice: ‘Sa, quella cosa che dice in Sassi, io ce l’avevo qua ma non la sapevo dire’ . In quel momento ho capito molte cose, a partire da quella che è la funzione dell’artista, la sua responsabilità. Ho sentito che, come quella donna, altri nelle mie parole avrebbero potuto ritrovare i sentimenti che non riescono a esprimere".
Quando ha capito che la musica era la sua strada?
"Sinceramente io volevo fare il pittore. Anzi, in realtà io non ho mai voluto niente, non ho mai cercato di fare qualcosa: mi è capitato tutto. Non ho mai cercato la vita, mi è successa. Come non ho mai corteggiato una donna: sono sempre state loro a venirmi a cercare. E sono stato fortunato, lo so! Ma non ho mai cercato a tutti i costi il successo, o avere gli amori che ho avuto e che ancora ho. Deve essere per la mia pigrizia: sono un pigro mostruoso ( ride, ndr ). Aspetto: sono entrato nel mio novantesimo anno di età e sono ancora qui, che aspetto. E la vita, ammetto, non smette mai di sorprendermi".
Dalla notte dell’11 luglio 1963 lei vive con una pallottola nel cuore a seguito del suo tentato suicidio…
"Già. E malgrado tutto questo, io e lei, la pallottola, siamo ancora qui. Le sono grato: ha seguito la traiettoria giusta, non si è fidata fino in fondo di me, come ogni donna. Se avessi avuto una mira migliore non avrei vissuto un’esistenza che invece meritava di essere vissuta".
Oggi alla soglia dei 90 anni, cosa direbbe al 29enne che si è sparato?
"Non credo che gli direi nulla, visto la testa che aveva quel 29enne… Credo di aver pensato ‘hai tutto, più di quello che ti serve. Hai visto tutto, perché non vai a vedere cosa c’è dall’altra parte? ’. Del resto, il suicidio è solo un modo arrogante che ha l’uomo di fare una scelta definitiva in una volta in cui può scegliere poco, e dove spesso contano più il caso e la fortuna che la determinazione. E pure in quel caso non è detto che vada come te lo aspetti: io ne sono la dimostrazione vivente".
Ma Gino Paoli cosa farà da grande?
"Innanzitutto devo farmi un altro tatuaggio, un secondo delfino, poi devo finire tre o quattro canzoni che ho in testa. Poi mi piacerebbe andare ancora una volta a dare la mano al Cristo degli Abissi di San Fruttuoso. Vedremo: io non ho mai usato le bombole, sono sempre sceso in apnea".