E’ morto Dino Panzanato Dall’Inter passò al Modena

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Chiuso nell’Inter dallo stopper Guarnieri che con il libero Picchi aveva una formidabile intesa, Dino Panzanato arrivò in prestito sotto la Ghirlandina nel novembre del 1963, con la squadra gialloblù nella massima serie. Soltanto pochi mesi prima l’Inter lo aveva acquistato dal Vicenza per la bella cifra di 200 milioni di lire. Insieme a Costanzo Balleri, altro ex interista, diede vita a una prestigiosa coppia al centro della difesa, lui roccioso stopper, Balleri elegante libero. Coppia che però fallì nella partita più importante, lo spareggio di Milano per la permanenza in A contro la Sampdoria, vittoriosa 2-0. Sulla prima rete i due si fecero sorprendere da Barison, che in progressione li seminò per poi battere il portiere Gaspari. Con quella sconfitta, e dopo sole 14 partite, si chiuse l’esperienza in gialloblù di Panzanato. Ma nella nostra città Dino, o «Titta« come lo chiamavano gli amici, lasciava il cuore.

A Modena aveva incontrato quella che poi sarebbe diventata sua moglie e, una volta chiusa la carriera, decise di viverci, allontanandosi dal mondo del calcio. Nato a Venezia, cresciuto nella Mestrina, Panzanato si mise in luce nel Vicenza: un osso davvero duro per tutti i centravanti del periodo, da Charles ad Altafini, da Manfredini a Nielsen. L’Inter, dopo averlo prestato al Modena, nel ‘64 lo cedette per 57 milioni al Napoli, dove Dino rimase ben 9 stagioni, la prima fra i cadetti, le altre in A, cogliendo un secondo e due terzi posti. Ma anche una squalifica di 9 giornate per aver preso a pugni lo juventino Salvadore.

Chiuse la carriera nel Latina in C, con più di 300 partite e un solo gol nella massima serie. «All’epoca gli stopper non potevano mai superare la loro metà campo, gli allenatori non volevano.

Quella rete alla Sampdoria la segnai di testa, su calcio d’angolo» ricordava.

Leggermente balbuziente, timido e gentile, in campo si trasformava e diventava un leone. Da tempo ammalato, si è spento all’età di 81 anni.