Iacopino: "Modena meritava una proprietà così forte"

"Dopo dieci anni sono andato via nella stagione delle retrocessione. Il gol di Gagno? Non è stato poi così casuale"

di Alessandro Bedoni

"Un mio amico, folle, ha acquistato una squadra di terza serie in Repubblica Ceca, mi ha contattato perchè vuole coinvolgermi in questa avventura... ma io col calcio ho detto basta, anche se un po’ mi manca. Faccio l’opinionista ogni settimana per una televisione di Reggio Calabria, e basta...".

Ride di gusto Franco Iacopino, uomo di calcio a tutto tondo (nel 2004 premiato dalla Uefa come uno dei sette migliori dirigenti europei), quarantadue anni nella sua Reggina prima di dieci indimenticabili stagioni come segretario e figura di riferimento del Modena, dal 2006 al 2016.

Per tutti "il dottore" (tanto che in un ristorante reggino c’è addirittura un piatto a lui dedicato), come lo chiama ancora il presidente Fifa Infantino, che in gioventù ha giocato nelle giovanili della formazione amaranto. Chiacchierare con Iacopino, che oggi si gode il suo buen retiro sulla riviera del ponente ligure, è sempre un piacere, ci vorrebbe un intero giornale per mettere giù tutti i ricordi affascinanti che ogni volta butta sul tavolo.

Franco, parliamo subito del presente e di questo Modena che è tornato in serie B...

"Sono andato via da Modena proprio nell’anno della retrocessione, hanno provato a trattenermi ma io avevo già deciso di ritirarmi.

Sono felice della promozione dei canarini, ci mancherebbe,una parte del mio cuore è sempr da quelle parti.

Ho seguito tutto il campionato e devo dire che ha vinto la squadra più forte, guidata da un allenatore che avremmo voluto a Modena già diversi anni prima. Poi c’è stato quel gol di Gagno che è entrato nella storia, e io vi dico che l’ho rivisto talmente tante volte che a mio avviso non è stato poi così casuale.

Perchè lui prima di calciare guarda avanti e non dico che volesse fare gol, ma certamente indirizzare il pallone al suo compagno più vicino alla porta avversaria".

Conosce la nuova proprietà?

"Non ho il piacere, ma mi raccontano che oggi il Modena è in mano a persone eccezionali. Persone che Modena e il Modena meritano, perchè per questa piazza i traguardi di prestigio devono essere ordinari, non straordinari. Mi dicono che c’è grande riguardo per il settore giovanile, e questa è una gran cosa".

Ci racconti qualcosa dei suoi dieci anni a Modena...

"Dovremmo stare qui una serata intera. Facciamo così: diciamo che ne ho viste di più in dieci anni da voi che in quarantadue a Reggio Calabria.

Non c’è stato un solo giorno in ogni stagione, dal primo luglio in poi, che non abbia dovuto gestire problemi. E’ stata una bella avventura ma molto impegnativa.

Ma sono sempre stato con collaboratori eccezionali, con cui ancora oggi sono in contatto".

E fuori dalla sede?

"Dieci anni bellissimi, ho ancora tanti amici tra tifosi e non, con la stampa sempre un rapporto improntato sul massimo rispetto reciproco, un rapporto che non ho mai avuto da altre parti. Modena è casa mia, me ne sono andato perchè sia io che mia moglie avevamo bisogno di un clima più mite, per questo ora viviamo ad Albenga.

Ma quando posso torno ed è bellissimo".

Il suo addio proprio nell’anno della retrocessione in C...

"Su quell’anno si potrebbero dire tante cose. Io già a dicembre dissi a Caliendo di prendere Bergodi, con lui ci saremmo salvati. Crespo è una bravissima persona ma non era adatto a gestire quel gruppo.

Caliendo, che era mal consigliato, non mi ascoltò e quando prese finalmente la decisione era troppo tardi".