Iannelli, lo zio allenatore, il calcio e il volley

E’ nipote di Cornacchini ("sente molto questa gare"), ex attaccante e oggi mister della Fermana avversaria domani del Modena di Mignani

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Mentre Nicola Iannelli è già con le valigie in mano, pronto a lasciare Modena Volley dopo i due anni "più incredibili" della sua carriera, destinazione New York, suo zio, Giovanni Cornacchini, si prepara invece a incontrarla un’altra Modena, quella del calcio di serie C che sarà ospite della sua Fermana in un match decisivo per la griglia play off. Una bella storia di famiglia quella di Iannelli, libero fanese che dalla serie B è approdato nel 2019 sotto la Ghirlandina, e quella dello zio che come calciatore ha vinto cinque volte la classifica cannonieri di C1 e può fregiarsi di uno scudetto, vinto al Milan quando era la riserva di Van Basten, nel 1992 e che poi è diventato allenatore affermato soprattutto in C.

"Ho sempre avuto un grande rapporto con lui – racconta il nipote Iannelli riferendosi allo zio – consapevole della sua carriera sportiva in squadre importanti, vedi il Milan, la Reggiana, il Perugia, il Vicenza, il Bologna. È stato un punto di riferimento, un aiuto anche per approcciarmi a questa nuova avventura con Modena, un top team nella pallavolo come quelli in cui lui ha militato nel calcio".

C’è una storia curiosa che riguarda suo zio Giovanni Cornacchini?

"Quando aveva più o meno la mia età ha dovuto scegliere tra pallavolo e calcio, giocava con Tofoli, se non ricordo male, entrambi palleggiatori, si contendevano una maglia da titolare, era bravo anche sottorete. Ha scelto il pallone, ma il volley lo conosce benissimo e mi ha aiutato molto a gestire il rapporto con gli allenatori".

Com’è questo zio sportivo d’eccellenza?

"Giovanni è sempre stato estremamente umile, una sua caratteristica che è sempre piaciuta a chi lo ha allenato, uno che faceva gruppo. Credo di aver preso alcune caratteristiche da lui".

Lo ha sentito per il match col Modena?

"Lui è a Fermo da poco, ma siamo molto felici che si sia trovato in questa situazione, è estremamente capace e lì avrà una buona occasione. Il match col Modena lo motiva molto, perché i canarini si giocano i play off e per lui è uno stimolo".

Parliamo di lei. Cosa hanno significato questi due anni alla corte di Modena Volley?

"Sono stati anni di totale svolta umana e porfessionale. Una realtà nuova, sono stato catapultato in una delle capitali del volley dopo una vita nella mia Fano, al sicuro. Una sensazione travolgente. Ma c’è di più".

Ovvero?

"L’essere circondato da campioni che rappresentano la storia della pallavolo è stato per me un modo di crescere. Di Rossini e Grebennikov guardavo anche come si allacciavano le scarpe, ma anche i campionissimi come Zaytsev, Anderson o Christenson sono stati un esempio: la realizzazione di ogni ragazzo che inizia a giocare a pallavolo essere al loro fianco. Farlo a Modena è poi un plus ulteriore. Il Covid e l’assenza di pubblico hanno pesato, ma ho fatto un’esperienza che mi servirà tutta la vita".

E tra poco si trasferirà negli States?

"La borsa di studio è arrivata quasi per caso. In questi due anni parlavo spesso con gli americani della loro università, con Christenson, Holt e Anderson che mi raccontavano della loro esperienza al college: fin da piccolo sono sempre stato molto affascinato dal mondo degli studenti atleti".

Poi cosa è successo?

"Grazie allo stimolo dei miei compagni mi sono informato e sono arrivato a capire che questo sogno poteva realizzarsi anche per me. Christenson in particolare mi ha aiutato molto". Adesso dovrà dedicarsi a uno studio matto e disperatissimo?

"Sì, per una questione di crediti: c’è una differenza tra crediti totali e crediti maturati nell’ultimo anno per essere eleggibili per il campionato studentesco. Non avevo ben capito anche l’obiettivo dei crediti annuali, quindi in questo mese studierò 24 ore su 24".

E poi?

"Mi aspettano a New York, al St. Francis College a Brooklyn, esattamente sull’Hudson. Lì studierò business management e giocherò a pallavolo in Ncaa".

Alessandro Trebbi