«Il ripescaggio lo sento un po’ mio»

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LE FERITA è ancora aperta. Da quel giorno di maggio in cui venne esonerato, molte cose sono cambiate sotto il cielo canarino. E Alberto Bollini, suo malgrado, è stato costretto a voltare pagina. Come sempre il conto più salato lo paga spesso l’allenatore anche se, nel caso del Modena, la mancata promozione diretta fu un concorso di colpe.

«L’8 maggio è un giorno che ricordo bene. Il giorno dell’esonero. Il mio. Ingiusto, per ceri aspetti istintivo e folle. La società è libera di decidere le sorti dei propri tesserati e dell’allenatore in particolare. Per me non c’erano i presupposti. Nei playoff c’erano due risultati su tre, penso che meritavo di giocaermeli».

Intanto il Modena è tornato in serie C dalla porta di servizio.

«E io sono felice perche il Modena merita di stare tra i professionisti. Ha una società fortissima e può andare avanti su basi solide».

Molti ancora oggi si chiedono cosa è successo dopo Novara.

«Non è successo nulla. O meglio è successo che abbiamo perso uno spareggio. E non è cosa da poco. Ci tengo però a dire che non ho litigato con i componenti della società. Nessun problema con i giocatori e tanto meno ho avuto una discussione con Tosi»

Chi l’avvertì del cambio di guida?

«Mi chiamò Salerno tergiversando un po’ e chiedendomi se fossi stato raggiunto da una chiamata di Tosi. Quella telefonata arrivò: Tosi disse che non aveva preso parte alla riunione, dicendo ai dirigenti che erano matti perché le colpe erano di tutti. Salerno si giustificò poi sostenendo che in quel modo mi avrebbe evitato una sicura contestazione da parte dei tifosi. Ammetto che mi sembrava tutto molto strano».

Come giudica la sua stagione a Modena?

«Numeri alla mano 35 punti in 16 partite, di cui 5 pari in cui meritavamo di più, con una media punti di 2,25, sottolinea che abbiamo fatto meglio di squadra che sono salite subite in serie C. Abbiamo vinto le ultime 4, scontro diretto compreso, subendo nelle ultime 12 solo 4 gol sintomo di grande compattezza di squadra. Non sempre la fortuna è stata dalla nostra parte. La società era rassegnata da tempo ai playoff. Sono stato io a convincere la squadra crederci, sicuro che avremmo agganciato la Pergolettese».

Si è spesso parlato della gestione anche tattica dello spareggio di Novara.

«Venni criticato per i cambi. Duca rischiava l’espulsione, me lo disse chiaramente il quarto uomo. Eravamo sotto 2 a 1 e con un uomo in meno sarebbe stata durissima. Per questo lo sostituì. Sansovini? Con me ha disputato 16 gare, 13 da titolare. Non è vero che non lo facevo giocare. La sua posizione di un tre quarti a destra la concordammo insieme e da quelle posizione ha segnato e costruito assist. Letizia ha deluso, lui e Calamai erano però i primi che i compagni sceglievano nelle partitelle in famiglia».

Partita stregata?

«Sbagliato giocarla così lontana da Modena. Ai giocatori dissi che avevamo invitato 4 mila tifosi e quella non era una gara come le altre. Tutti ci aspettavano, erano in gioco posti di lavoro e il futuro del Modena. Lo sottolineai per aumentare il nostro senso di responsabilità. Poco si è parlato dei due gol subiti, molto strani, il prima evitabile, il secondo dopo aver regalato un corner».

Un po’ caotico fu anche il dopo esonero.

«Mi suonò strano che volessero andare avanti con lo staff dell’allenatore appena esonerato. Ricevetti tante telefonate dai giocatori, come quelle di Perna e Sansovini tutti molto stupiti. Io al mio preparatore e a Ferrante dissi che i nostri rapporti non sarebbero cambiati. Toccava a loro decidere loro cosa fare».

Dissero di no e toccò a Malverti.

«Lo stesso Malverti mi chiamò riferendo che i giocatori palavano benissimo di me e disse anche che avrebbe portato avanti il lavoro nel mio nome. Peccato perché nel giorno della vittoria si dimenticò di ricordarmi. Mi sarei aspettato un po’ più di stile».

In caso di promozione lei sarebbe rimasto?

«Non so. Ricordo che il presidente mi confermò pubblicamente qualche settimana prima. Diciamo che questo ripescaggio lo sento anche un po’ mio. Non ci volevano degli scienziati per capire che arrivando primi il Modena sarebbe stato iscritto alla C. Anche perché i playoff, il blasone, il numero di tifosi non sono stati decisivi. Ha fatto la differenza solo i punti conquistati in campionato».

Adesso quale sarà il suo futuro?

«Il tempo cucirà questa ferita. Resterò sempre legato al modena. Se a gennaio avessi aspettato forse sarei andato in B, ma non rinnego la mia scelta di accettare Modena. Ora sto valutando alcune opportunità una della quali molto stimolante con i giovani».