Raspadori, in 50 giorni è cambiato tutto

De Zerbi aveva previsto il suo approdo in nazionale: "Gli devo tanto, grazie al suo modo di giocare sono riuscito a crescere"

Migration

"E’ una gara importantissima, che vogliamo vincere: ci giochiamo tanto e ce la metteremo tutta, e io voglio esserci". Il report post-allenamento di ieri lo dava a parte, complice un fastidio muscolare non ancora smaltito del tutto, ma sarà che la Lazio gli porta fortuna o che quando sei giovane tutto sembra possibile, fatto sta che Giacomo Raspdori mette nel mirino un fine settimana che ne chiuderebbe stagione da ricordare.

Alla Lazio ha segnato il suo primo gol in A, Raspadori, lo scorso luglio, e oggi che è l’uomo nuovo del calcio italiano, preconvocato a sorpresa da Roberto Mancini nel gruppone che comincia a preparare Euro2021, alla Lazio guarda ancora, ma non solo. Perché c’è anche la Nazionale, da mettere in agenda, per il millennial neroverde. E perché i 50 giorni che gli hanno cambiato la vita non ne hanno cambiato il carattere, e quando senti che li racconta ascolti il candore del ventenne e la sicurezza del veterano. Le idee, del resto, Raspadori le ha ben chiare: dice di sentirsi pronto per quanto verrà, "e in nazionale – aggiunge - voglio giocarmi le mie chances, ma sono abituato a non pensare alle cose prima che succedano, quanto piuttosto a lavorare e a conquistarmi tutto, passo dopo passo. La passione per quello che faccio mi ha portato fin qua, e la continuità di impiego che ho trovato, insieme al gioco di De Zerbi che esalta le mie caratteristiche, mi hanno dato consapevolezze importanti. L’ambizione, perché sono ambizioso, ha fatto il resto".

Lontanissimi – parliamo di 10anni fa - i tempi in cui il decenne Raspadori passava dai bolognesi del Progresso al Sassuolo perché suo fratello Enrico che già giocava con i neroverdi ("feci provini anche con il Bologna, ma – racconta - scelsi di stare vicino a mio fratello, su quel pullmino che ci portava a Sassuolo ad allenarci") era un centrocampista. Il suo primo tecnico neroverde – Christian Papalato – lo spostò in attacco e non si può dire non abbia visto giusto, come ci ha visto lungo il Sassuolo a ‘coltivarne’ il talento in casa, e lunghissimo il Deze, che ne bloccò eventuali prestiti perché, e mai previsione fu più azzeccata, "può diventare il centravanti della nazionale".

Atipico, con il suo 1,72 di altezza, si ispira ad Aguero ma preferisce essere quel Raspadori che in neroverde "è arrivato bambino, è diventato ragazzo e – dice – sta cercando di diventare uomo". Nel frattempo ha trovato la sua strada dentro le traiettorie di gioco disegnate da Roberto De Zerbi ("gli devo tantissimo") facendo valere la statura che non ti aspetti, certificata dalla fascia da capitano con cui il tecnico neroverde, e il gruppo, lo hanno sdoganato nel calcio dei grandi,. Il resto lo ha fatto lui, con i 50 giorni che gli hanno cambiato la vita: un gol alla Roma il 3 aprile – due a San Siro ad affondare il Milan il 21, altri due tra 9 e 12 maggio, a Genoa e Juventus. Totale 27 presenze e 6 gol, per ‘capitan futuro’, che tuttavia, par di capire, ha appena cominciato.

Stefano Fogliani