Sghedoni e Bonacini: "Il calcio può aspettare"

"Quello di C è il campionato più penalizzato. Un danno perdere incassi visto che sul piano economico l’80% delle società vivono al limite"

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Si ferma fino al 3 aprile tutto lo sport italiano. Una decisione obbligata vista l’emergenza che sta colpendo il nostro paese, come sottolineano i due patron Romano Sghedoni e Stefano Bonacini che con Modena e Carpi attendono ora di capire quale sarà il futuro del campionato di Lega Pro.

QUI MODENA. "C’è poco da dire, l’unica cosa giusta da fare era bloccare tutto". Romano Sghedoni non ha dubbi e il suo pensiero va a questo difficile momento. "Dobbiamo stare tutti a casa - prosegue - e soprattutto chi come il sottoscritto è un po’ avanti con l’età (sorride, ndr), è un’emergenza senza precedenti. Il calcio viene in secondo piano, le priorità sono altre. Ovvio che per le società questo complica tutto, dovesse chiudersi qui in anticipo il campionato, un’ipotesi che non dobbiamo scartare a priori, perdere così tanti incassi sarebbe un’altra brutta tegola, visto che già l’80% delle società di Lega Pro vive sul filo dal punto di vista economico".

Il patron canarino pensa ai possibili scenari. "La speranza ovviamente che si possa utilizzare lo scenario migliore - continua - e finire la stagione. Vorrebbe intanto dire che l’emergenza a metà aprile è stata contenuta e si può tornare a uscire. Il tempo c’è per finire entro fine maggio la regular season e poi giocare a giugno dei playoff. Se invece non si riuscisse a finire il campionato allora penso che le prime attuali dovrebbero salire, le ultime scendere e poi valutare come assegnare l’ultimo posto in B. Ma non voglio pensare a uno scenario del genere".

QUI CARPI. Il suo Carpi avrebbe dovuto giocare stasera a Salò, ma Stefano Bonacini pensa soprattutto al momento difficile che si sta vivendo. "Le parole faticano a descrivere quello che sta succedendo - spiega il patron biancorosso - sono perfino superflue. Non si poteva andare avanti, credo che nessuno si aspettasse una degenerazione dell’infezione così grave in Italia, fino ad essere il secondo paese al mondo più colpito. Il calcio viene in secondo piano, non si poteva più giocare. La priorità ora è seguire le prescrizioni e stare a casa per evitare la pandemia".

Il Carpi non gioca dal 16 febbraio scorso e ha ancora 12 gare da recuperare. "Ovviamente la situazione è paradossale - prosegue - e sicuramente la Lega Pro è il campionato più colpito. Non parlo solo di risorse, questo è un dato assodato, ma anche per la situazione in vista di un’eventuale ripresa della stagione che tutti noi ci auguriamo possa esserci. La A e la B hanno appena 5 gare da recuperare, non 5 giornate, ma 5 gare, eppure hanno squadre geograficamente sistemate in zone colpite duramente, come le due milanesi, Brescia, Bergamo, le squadre venete, la stesa Cremonese vicina al focolaio di Lodi. Noi in Lega Pro abbiamo addirittura 5 giornate intere da giocare ancora, più tutte le altre partite. Purtroppo in questa condizione servirebbe davvero un’impresa per finire il campionato in tempistiche logiche".

Davide Setti