Padova, truffa negli aiuti Covid per 200mila euro: indagati tre imprenditori

Una società nel padovano ha richiesto contributi per un’attività di ristorazione, senza mai attivarla. L’accusa è di evasione fiscale e bancarotta fraudolenta

I finanziari del comando di Padova

I finanziari del comando di Padova

Padova, 1 marzo 2023 - Nei giorni scorsi si sono concluse le indagini preliminari, condotte dai Finanzieri del Comando Provinciale di Padova sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, nei confronti di tre persone, indagate, in concorso e a vario titolo. I capi d’imputazione sono per reati tributari, fallimentari, societari e a un’ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, in qualità di amministratori di fatto e di diritto di una società operante nella provincia di Padova nel settore dell’allevamento e del commercio di bovini e carne da macello.

Nel dettaglio, le articolate attività investigative delle Fiamme Gialle della Compagnia di Este, durate oltre un anno, partono da una verifica fiscale conclusa nei confronti di un’impresa della provincia, a cui è stata proposta il recupero di un’imposta evasa pari a oltre 6 milioni di euro.

Inoltre, nel corso dell’ispezione sono stati svolti approfondimenti in merito a tre finanziamenti, pari a 200 mila euro, erogati nell’ambito delle misure correlate alla pandemia da Covid – 19. In particolare, è stato rilevato che la società in parola, ritenuta priva di qualsivoglia struttura aziendale, ha dapprima beneficiato dei contributi del decreto rilancio, decreto ristori e decreto Natale, simulando lo svolgimento di un’attività di ristorazione, senza di fatto mai esercitarla.

Tali disponibilità finanziarie non sarebbero state destinate alle finalità previste dalla normativa emergenziale, ma, dopo essere state indebitamente percepite, sarebbero state interamente trasferite, mediante bonifici bancari, su conti correnti ubicati in Lituania e Polonia. Nel corso degli ulteriori accertamenti nei confronti del soggetto economico, è stato riscontrato che le quote di questa società sono state cedute nel 2018 dai precedenti soci a un soggetto diverso, divenuto anche rappresentante legale e considerato mero prestanome di due fratelli campani.

A partire da quell’anno, i tre indagati avrebbero dapprima apparentemente rafforzato la situazione economico-finanziaria della società in parola con un aumento del capitale sociale da 10 mila a 750 mila euro e successivamente avrebbero collocato l’impresa in un meccanismo evasivo destinato a favorire numerose società con sede nella provincia di Napoli. Un complesso meccanismo di evasione fiscale, che ha permesso di ricostruire che l’importo delle vendite ammontava a oltre 3 milioni di euro. Le irregolarità avrebbero anche favorito il dissesto dell’impresa, poi dichiarata fallita. Nello specifico, è stata ipotizzata la distrazione di beni e valori in danno dei creditori, in quanto non sarebbero state rinvenute 13 autovetture concesse in leasing e disponibilità finanziarie per quasi 195 mila euro, in parte trasferite su conti correnti esteri, in parte utilizzate per il pagamento di spese estranee all’attività sociale.