Anziani e disabili, la stangata del 2024: rette più salate nelle case di accoglienza. I sindacati: “Aumenti di 123 euro al mese”

I rincari sono scattati il primo gennaio, le sigle dei pensionati di Parma tuonano contro la decisione della Regione: “Decisione grave in un momento di crisi”

Parma, 3 gennaio 2024 – È scattato l’aumento delle rette delle strutture di accoglienza delle persone fragili, da Parma infiamma la protesta contro i rincari decisi dalla giunta Bonaccini. "Decisione assurda”, tuonano i sindacati dei pensionati.

“Dal primo gennaio, per decisione della Regione Emilia-Romagna, sono aumentate di 4,10 euro al giorno le rette a carico di anziani e disabili ricoverati nelle strutture residenziali, le nostre case protette per le persone non autosufficienti”, dicono i sindacati dei pensionati di Parma, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil.

I sindacati: “Decisione grave”

Un aumento del 4% annuo sulle rette che si traduce in “123 euro al mese”: troppi per chi vive di pensione. Se la rete del Cra – le case residenziali per gli anziani non autosufficienti – applaude e giustifica il rincaro con “l’erogazione di servizi di qualità a categorie fragili e la certezza dei posti di lavoro per gli operatori”, i sindacati di Parma non sentono ragioni. “Si tratta di una decisione grave a cui le organizzazioni sindacali si sono opposte – continuano – chiedendo quantomeno un aumento più contenuto, oltre a nuove regole sull'accreditamento socio sanitario”.

Rincari tariffe: 123 euro al mese in più 

“Crediamo che un aumento di 123 euro al mese, senza nessuna garanzia di miglioramento del servizio e in un momento di crisi, con l'inflazione a due cifre e le pensioni e gli stipendi bloccati, vada a colpire oltremodo le famiglie e le fasce più deboli”, aggiungono le tre sigle sindacali dei pensionati.

La richiesta: valutare l’Isee

Per questo, continuano i sindacati, “avevamo chiesto anche di valutare l'introduzione dell'Isee al fine di graduare un possibile aumento in base alle condizioni economiche degli ospiti ricoverati e delle loro famiglie, ma non siamo stati ascoltati”. Dopo mesi di trattative, evidenziano ancora le parti sociali, “non possiamo che rammaricarci per questo miope provvedimento. Viviamo in una società sempre più longeva, dove ben presto gli anziani soli rappresenteranno un terzo della popolazione, almeno nella nostra regione”.

Questo, concludono, “ci impone di tracciare una strada per rimodulare e rinnovare il sistema dei servizi e un aumento delle rette non ci sembra una buona partenza”.