
Il sopralluogo dei consulenti della Procura ieri mattina a Traversara, frazione di Bagnacavallo (Zani)
Ravenna, 15 marzo 2025 – Sotto una pioggia battente e con i fiumi già gonfi e minacciosi. Ironia della sorte: perché il sopralluogo di ieri mattina dei super-consulenti milanesi chiamati dalla procura di Ravenna, era evidentemente già stato pianificato da tempo. Del resto l’alluvione al centro della disamina, è quella del settembre dell’anno scorso. Ovvero principalmente la devastazione dell’abitato di Traversara. Gli ingegneri del politecnico, muovendosi in un paesaggio di incipiente alluvione, si sono spostati lungo parte dell’asta del fiume Lamone raggiungendo, scortati dai carabinieri, la sua golena e Traversara. Si tratta del secondo sopralluogo in territorio ravennate: una sortita propedeutica a un lavoro scientifico che appare mastodontico. E che si candida a essere collo d’imbuto dell’intera inchiesta. Non a caso nei giorni scorsi la Procura ravennate ha chiesto al Gip una proroga per l’indagine: sempre per disastro colposo e ancora contro ignoti.
Per i due precedenti eventi alluvionali che nel maggio 2023 avevano devastato vaste porzioni del territorio ravennate e non solo, la proroga delle indagini era già stata chiesta. Anche qui per disastro colposo contro ignoti: il tutto più di recente è confluito in un unico fascicolo con l’alluvione del settembre 2024 sotto la direzione dei Pm Daniele Barberini e Francesco Coco. Gli ingegneri da loro indicati, sono i professori Gianfranco Becciu, esperto in costruzioni idrauliche; il geotecnico Claudio Giulio Mari di Prisco; e l’idrologo Daniele Bocchiola. I prof saranno naturalmente coadiuvati da loro ricercatori. Dalle conclusioni dello studio – uno dei primi se non il primo commissionato in Italia per questo tipo di eventi –, dipende l’evoluzione del fascicolo, compresa l’individuazione di eventuali aree di responsabilità penale. La Procura, in sintesi, vuole capire se quanto accaduto fosse prevedibile e, nel caso, se fosse prevenibile. E sopralluoghi come quello di ieri mattina, potrebbero tra le altre cose, disvelare aspetti legati alla trasformazione del territorio dopo l’ultima alluvione.
In ogni modo, il filo conduttore appare per ora essere l’attesa. Concetto vero anche sul fronte infrastrutture: per il ponte di Boncellino, sotto il quale l’accumulo di legname dopo l’ultima alluvione fece tanto discutere, e per quello di Sant’Agata sul Santerno, comune devastato dalle prime alluvioni, si è in attesa di progetti. Ma la consapevolezza è che comunque i costi saranno decisamente alti.