ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Caso choc a Milano Marittima: ospita una ragazza e si ritrova fuori casa

L’odissea di una vedova che per generosità aveva ricevuto una 32enne per un paio di mesi e ha rivisto l’appartamento dopo un anno

Sono stati i carabinieri, avvertiti dalla proprietaria, a trovare la nuova inquilina nell’abitazione (foto di repertorio)

Sono stati i carabinieri, avvertiti dalla proprietaria, a trovare la nuova inquilina nell’abitazione (foto di repertorio)

Milano Marittima (Ravenna), 30 aprile 2024 – Avrebbe dovuto essere solo per un paio di mesi. Lei doveva sottoporsi a una piccola operazione con relativa convalescenza. E quella ragazza, peraltro con un bimbo piccolo, nello stesso periodo doveva venire in riviera a lavorare come cameriera stagionale: perché allora non ospitarla per un po’ a titolo gratuito nella sua casa? Un’opera pia insomma che però si è trasformata nel peggiore degli incubi: perché il suo appartamento a Milano Marittima lo ha rivisto solo dopo quasi un anno e decisamente malconcio. E se è riuscita a rientrare, è stato solo grazie alle istanze del suo avvocato, all’ordinanza di un giudice e agli interventi di ufficiale giudiziario e carabinieri.

La protagonista di questa emblematica vicenda immobiliare, è una vedova ultra-ottantenne, Fedora Brighi, proprietaria di un unico immobile: quello di Milano Marittima appunto. E la sua odissea è partita proprio da quelle mura. Nell’aprile dell’anno scorso - come fissato nel ricorso d’urgenza poi presentato dal suo avvocato Manuela Mengucci - la signora conosce una 32enne di origine magrebina che le chiede di ospitarla. Lei - le racconta la ragazza - risiede a Novara ma ha trovato lavoro in un hotel di Cervia. E sia allora. Dopo qualche giorno la giovane, oltre al figlioletto di pochi mesi, fa entrare in casa anche un uomo che presenta come suo marito. Inevitabili le prime perplessità.

La situazione però precipita quando la signora si assenta per una piccola operazione al termine della quale viene ospitata dalla figlia. E quando cerca di rientrare a casa sua, ecco l’amara sorpresa. A nulla valgono le numerose richieste. Eppure davanti alla polizia locale aveva depositato formale denuncia di ospitalità a partire dal 13 aprile e fino al 13 luglio. Tre mesi secchi di pura generosità. E invece cadono via via nel vuoto tutti i tentativi di riavere casa: casa sua.

La donna si rivolge anche ai carabinieri che il 27 giugno intervengono sul posto: trovano l’immobile non solo in stato di degrado, ma con un nuovo ospite al suo interno. Da una loro relazione successiva, emergerà anche il possibile rinvenimento di stupefacente. In ogni modo, i miliari invitano i presenti ad andarsene e avvisano i servizi sociali cervesi. Per fortuna il bimbo verrà poi ospitato in una struttura protetta.

Ma sul fronte casa, è palude totale. Anche il successivo intervento dell’Arma del 7 luglio cade nel vuoto. Del resto non esiste al momento nessuno strumento che possa consentire alle forze dell’ordine di agire con la forza in queste situazioni. Ecco che allora il legale della padrona di casa si rivolge al tribunale con un ricorso d’urgenza allegando sei fotografie dalle quali emerge un quadro di degrado e sporcizia - specie in cucina - con danni pure alle porte. In tutto questo, la signora, unica intestataria delle bollette, continua a sborsare pure per luce, gas ed elettricità. Indispensabile insomma, insite il legale, una tutela d’urgenza alla luce di un "fondato motivo di temere" che nel tempo necessario per un processo ordinario, il diritto a usufruire della propria casa venga seriamente compromesso.

La risposta del giudice Alessia Vicini è fulminea: l’ordinanza di immediato rilascio dell’appartamento arriva in meno di 24 ore. E la 32enne viene pure condannata a pagare 1.900 euro di spese di lite.

È fatta, penserete voi. E invece no: l’atto porta la data del 18 ottobre 2023 mentre l’immobile viene sgomberato solo l’11 aprile di quest’anno. Esattamente alle ore 11. Nel mezzo figurano una lettera di richiesta chiarimenti sul caso delle prefettura e ben tre accessi dell’ufficiale giudiziario. L’ultimo, quello risolutivo, con i carabinieri della Stazione di Milano Marittima e, a supporto, i colleghi del Radiomobile rivierasco. La 32enne finalmente si decide a uscire (e con lei l’uomo che si trovava in casa oltre ad altri non meglio precisati individui) dopo avere contattato l’assistente sociale. Nessun lieto fine però: tra muri imbrattati, danni alle suppellettili e impresa di pulizie, alla padrona di casa è toccato mettere le mani ancora una volta al portafogli.