"Il progetto è frutto di un’ordinanza di protezione civile, è in parte finanziato con fondi Pnrr, ed è stato condiviso in due conferenze dei Servizi da tutti gli Enti interessati, tra cui Regione, Parco del Secchia, Comuni del territorio, oltre ad Aipo naturalmente". Tradotto: tutti conoscevano bene il piano.
L’Agenzia Interregionale per il fiume Po prova a placare le polemiche, fornendo risposte alle numerose domande sorte, nelle ultime settimane, a seguito dei lavori di realizzazione di una casse di espansione del fiume Secchia, e la manutenzione di quelle esistenti, sul territorio di Rubiera.
"Come varie volte comunicato pubblicamente con comunicati stampa, notizie nei siti web, post e video sui social – spiega – si tratta, in estrema sintesi, di aumentare il volume e migliorare il funzionamento della cassa di espansione del Secchia per aumentare la sicurezza idraulica dei territori a valle, assicurando nel contempo rilevanti opere di compensazione ambientale poiché l’area è diventata, negli anni, anche un Parco". L’Agenzia, tuttavia, ci tiene a evidenziare come in tutti i corsi d’acqua di loro competenza "si privilegi, salvo che sulle arginature, che devono essere sempre libere dalla vegetazione in eccesso, la conservazione della copertura arborea in ogni ambito possibile" in quanto "la presenza della vegetazione, se non eccessiva, può favorire la regolarità dei flussi e la stabilità delle zone spondali". Quella del Secchia però sembra essere un caso eccezionale.
"L’area boschiva su cui si è intervenuti – continua Aipo – è situata non in un tratto qualunque del corso d’acqua, ma proprio all’interno dell’invaso in linea della cassa d’espansione, cioè il bacino che con il suo volume permette di invasare parte delle portate di piena limitandone quindi il deflusso a valle e quindi riducendone gli effetti e i possibili rischi". E proprio per questo motivo, spiegano, è stato elaborato il progetto, che "ha richiesto un anno di approfondito lavoro, sottoponendolo, come più volte ricordato, a due procedure di ’Valutazione di impatto ambientale’, a cui hanno partecipato tutti i soggetti interessati, con esito positivo".
Le associazioni ambientaliste hanno accusato Aipo di essere state tagliate fuori dal confronto. "Nell’ambito della Via – chiarisce l’Agenzia – non è prevista la partecipazione delle associazioni, che possono però interloquire con gli Enti e consultare gli atti". Ma va anche ricordato il tempo massimo di attesa per accedere agli atti pubblici: 30 giorni. "Troppi visto la mole dell’intervento che sta radendo al suolo un bosco", hanno commentato le associazioni. Mentre il Comitato, nato in difesa del Parco, ha più volte fatto notare di non aver mai ricevuto risposte dall’Ente Parco del Secchia.
Ciò nonostante, Aipo si dice disponibile a qualsiasi incontro. "Siamo fiduciosi che quando tutte le opere saranno concluse saranno superate le attuali incomprensioni. Dopo alcuni anni anche l’area boschiva, una volta ripiantumata con essenze autoctone, ricrescerà all’interno e sarà migliore di quanto non fosse prima dell’intervento".
Ylenia Rocco