Il giorno dopo la sentenza che ha visto l’assoluzione dei tre funzionari di Aipo imputati di inondazione colposa per l’alluvione di Lentigione (avvenuta il 12 dicembre 2017), le parti civili riflettono su quali iniziative eventualmente intraprendere a fronte del verdetto. Erano 180 i cittadini costituiti parte civile, di cui la maggior parte rappresentati dall’avvocato Domizia Badodi, che ha chiesto per gli imputati la condanna e il risarcimento danni. Conclusioni opposte quelle della Procura: il fascicolo era stato avviato dal pm Giacomo Forte (ora giudice a Mantova), poi è passato al pm Piera Cristina Giannusa e infine al pm Giulia Galfano, che ha chiesto giovedì l’assoluzione, ritenendo che al termine dell’istruttoria dibattimentale permanessero dubbi.
Il giudice Giovanni Ghini, accogliendo le richieste difensive degli avvocati di Mirella Vergnani, Massimo Valente e Luca Zilli, ha sancito che "il fatto non sussiste".
Il Comune di Brescello figurava come parte civile, tutelato dall’avvocato Salvatore Tesoriero, che aveva chiesto in prima battuta al giudice di disporre una nuova perizia sulla corda molle presente sull’argine di Lentigione – per approfondire gli aspetti legati al monitoraggio e ai doveri di sorveglianza –, domanda che è stata bocciata; poi la condanna degli imputati. "Sono convinto che fosse necessario un ulteriore approfondimento da parte di un tecnico terzo e imparziale – dichiara Tesoriero –. Leggeremo le motivazioni e valuteremo le ragioni per le quali la nostra domanda non è stata accolta".
Non è escluso che la battaglia legale finisca qui: "Sempre all’esito delle motivazioni, valuteremo se impugnare la sentenza che riguarda un territorio che ha subito danni patrimoniali e non ingenti".
Tanta l’amarezza e la delusione espressa sia dal Comitato alluvionati sia dai cittadini in calce a un post del sindaco Carlo Fiumicino: c’è chi si scaglia contro il sistema giustizia e chi vorrebbe mobilitarsi.
"La comunità di Lentigione, dopo sette lunghissimi anni di udienze e dibattimenti processuali, incassa un durissimo colpo al cuore che nega il diritto risarcitorio ai tantissimi abitanti e imprenditori della frazione coinvolti nell’alluvione del 2017 – ha scritto Fiumicino –. Gli avvocati Badodi del Comitato alluvionati e Tesoriero per il Comune hanno ribadito la sottovalutazione del rischio con omessa segnalazione alla popolazione e la mancata richiesta di posizionamento dei sacchetti sulla corda molle. L’udienza ha anche visto gli interventi dei legali difensori di Aipo facendo emergere, ancora una volta, le perizie dei vari consulenti. Diverse sottovalutazioni e omissioni da parte degli imputati in fase di criticità idraulica dell’evento, ma occorre ribadire che la mancata manutenzione e pulizia sia delle casse di espansione che del letto del torrente Enza sono e restano la primaria causa. Profondo rammarico, rabbia e amarezza per l’assoluzione perché Lentigione, dopo aver subito la devastazione di ogni bene e affetto, viene nuovamente colpita in sede giudiziale dove, le tesi contrastanti dei consulenti interpellati, impediscono l’attesa giustizia per i lentigionesi".