
Domani la presentazione del libro di Salvatore Trapani "Tante le opere nel solco dell’eredità di Auschwitz" .
Domani alla biblioteca Santa Croce, ore 18.30, si terrà la prsentazione di un libro che sta facendo molto parlare di sé. La sfida intrapresa dall’autore, Salvatore Trapani, è condurre la memoria della Shoah lungo nuove strade, per abbracciare un più ampio orizzonte analitico. ‘Di fronte alla Shoah. Arte fra testimonianza ed empatia’ (Corsiero) è il titolo del volume su cui si svilupperà il dialogo tra lo studioso siciliano ormai berlinese e il suo editore reggiano, Andrea Casoli. Sabato 1° febbraio Trapani porterà il libro a Sant’Ilario d’Enza, al centro Mavarta.
Trapani, la sua opera ha prodotto la mostra ‘Echi di speranza’ all’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia. Di che si tratta ?
"’Echi di Speranza – Arte e Memoria dell’Olocausto’ vuole ricordare la Shoah attraverso due percorsi congiunti. Il primo è dedicato al passato, con opere di artisti sopravvissuti ad Auschwitz; il secondo alla contemporaneità, con artisti da tutto il mondo, nel solco dell’eredità di Auschwitz. Il mio saggio è una buona chiave di lettura per capire la mostra. Le Avanguardie del Novecento sono finite nei campi di concentramento e di sterminio, ma sono scampate col rientro dei sopravvissuti, che da artisti hanno ridefinito il loro linguaggio, stile e poetica in funzione della Memoria. Questo impeto è stato colto da tanti artisti contemporanei, che si sono sentiti chiamati in causa e spinti a rielaborare quel dramma, in funzione del presente".
È un modo per superare il diktat di Adorno "niente più poesia dopo Auschwitz"?
"Per fortuna quel diktat è rimasto intrappolato dietro allo stesso muro che si è costruito. Con tutta l’ammirazione per Adorno, l’arte non si è lasciata zittire. È fondamentale trascinare fuori dalle secche del passato Auschwitz, pena la dimenticanza. Dunque, ben venga qualunque manifestazione creativa".
Che cosa si intende per artisti empatici?
"Elie Wiesel ne ha parlato per la prima volta con accezione negativa, parlando di artisti che non hanno vissuto la Shoah e che volevano profilarsi scimmiottando il dolore di chi invece nei lager c’è finito. L’empatia è il dono più profondo concesso alla specie umana, perché ci lega agli altri e ci permette di creare ponti. Anche di carattere morale e etico. Per fortuna questi artisti così detti ‘empatici’ non si sono lasciati condizionare, perché oggi mancherebbe all’appello l’elaborazione ragionata di un’arte legata alla vita. Come fu l’arte degli Espressionisti, con la loro critica caustica alla società finita nell’onta del Nazismo. Per questo Hitler li fece perseguitare".
Lara Maria Ferrari