
"L’insicurezza si combatte non lasciandole spazi"
di Lanfranco de Franco*
La cronaca delle ultime settimane ci chiede una lettura complessiva e non demandabile del problema sicurezza. A Reggio molte persone si sentono insicure: le incertezze sul futuro, sul carovita e sulla tenuta dei servizi pubblici generano un clima di sfiducia e i fatti di ordine pubblico rafforzano un sentimento generale di pericolo e degrado – in particolare in alcuni quartieri e in centro storico – che non si attenua anche se i reati risultano in calo. La sicurezza è un bene comune e per tutelarla le comunità locali devono agire su tre assi: la coesione sociale, la riqualificazione dello spazio urbano e la repressione dei reati.
La coesione sociale è uno dei fattori fondamentali per la tenuta del nostro modello di città. Relazioni più deboli e un futuro incerto, soprattutto per i giovani, rendono la società frammentata e potenzialmente conflittuale, soprattutto nei quartieri caratterizzati da fragilità economiche e sociali. Perché non siano terreni fertili per la criminalità dobbiamo investire su un sistema integrato di servizi sociali, educativi e abitativi che abbia cura della comunità in senso ampio, al di là della presa in carico dei singoli. Servono più risorse e coordinamento tra pubblico e privato sociale, per dare continuità e visione ai progetti e potenziare in termini di aperture e servizi le scuole, le case della comunità, le biblioteche, le case di quartiere. Per favorire la prevenzione sociale sono cruciali le attività di volontariato e associazionismo sul territorio, accanto al presidio delle consulte e dei gruppi di controllo di comunità. I vuoti in una città non esistono. Se uno spazio non ha funzioni definite, prima o poi le acquisirà in modo informale o illegale. La riqualificazione dello spazio pubblico e privato è fondamentale per contrastare chi sfrutta i vuoti urbani con attività che generano insicurezza.
Il Comune ha messo in campo progetti importanti in questa direzione, come il nuovo comando di polizia locale, ma accanto ai grandi interventi è essenziale curare l’esistente: nelle piazze di quartiere o nei parchi bastano un lampione rotto che lascia al buio un’area o un marciapiedi impraticabile per creare un luogo di nessuno, ma accogliente per spaccio e vandali. La manutenzione ordinaria è un investimento contro l’insicurezza. La cura di un luogo è un invito a rispettarlo e il Comune dev’essere il primo a dare l’esempio, rendendo lo spazio pubblico inclusivo, accessibile e sicuro per qualsiasi persona, a partire dalle donne. Il nuovo piano urbanistico poi fornisce strumenti interessanti per i privati che vogliano riqualificare immobili dismessi: dobbiamo lavorare per rigenerare l’esistente con nuovi interventi che non consumino suolo.
La sicurezza è soprattutto tutela dei più fragili. Per questo dove non arrivano welfare e rigenerazione è necessario intervenire reprimendo i reati. A cominciare dal crimine organizzato, spesso origine dei fenomeni di microcriminalità che incidono sulla sicurezza dei quartieri, come il ritorno ormai consolidato del crack ma anche l’utilizzo di forme irregolari di affitto che favoriscono l’illegalità diffusa. Infine dobbiamo prestare estrema attenzione alle manifestazioni del disagio giovanile, un campanello d’allarme per molti ragazzi esposti al rischio di entrare in contatto con organizzazioni criminali. Per combattere questi fenomeni è fondamentale la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, ma anche un sistema giudiziario che garantisca la certezza degli esiti del loro lavoro. In questo senso la rieducazione e il reinserimento sociale sono fattori altrettanto decisivi per la sicurezza della nostra società.
* assessore alla casa e alla partecipazione del Comune