REDAZIONE REGGIO EMILIA

Morì schiacciato da un carrello. Il pm: "Condanna di due anni"

A processo l’amministratore della ditta di trasporti dove lavorava Giancarlo De Carolis.

Morì schiacciato da un carrello. Il pm: "Condanna di due anni"

Lui, Giancarlo De Carolis, 63 anni, autotrasportatore originario di Frosinone, morì schiacciato da un carrello elevatore contro la colonna del cancello di ingresso nel piazzale di un’azienda a Cavriago. Per la tragica morte, avvenuta il primo luglio 2016 alle 22.30, è a processo Aldo Fantozzi, 65enne residente in Francia: come amministratore della ditta di trasporti che porta il suo nome, con sede a Vedène, vicino ad Avignone, e unità locale in via Novella 1 a Corte Tegge, deve rispondere di omicidio colposo con violazione delle norme per prevenire gli infortuni sul lavoro. Fantozzi avrebbe adibito un altro lavoratore all’uso del carrello elevatore, seppur "privo della formazione e abilitazione". E il mezzo, comunque, sarebbe stato "sprovvisto dei requisiti di sicurezza per mancata manutenzione". In particolare avrebbe avuto un freno a mano inefficiente, e il microinterruttore di sicurezza sotto l’acceleratore, che avrebbe dovuto impedire al carrello di muoversi senza conducente, non sarebbe stato funzionante. Inoltre si contesta che le operazioni di carico e scarico siano avvenute in un luogo non sufficientemente illuminato. Il muletto, lasciato temporaneamente incustodito col motore acceso nel piazzale, raggiunse De Carolis "senza che nessuno se ne accorgesse per la scarsa visibilità e lo schiacciò", causandogli uno choc emorragico che si rivelò fatale. Davanti al giudice Matteo Gambarati, ieri si è svolta la discussione, otto anni dopo i fatti. Il pm ha chiesto 2 anni di condanna. L’avvocato Angelo Testa ha domandato una provvisionale di 100mila euro per ognuno dei due figli della vittima, più 50mila euro per il fratello gemello, costituiti parte civile. Ha sostenuto che mancasse il Dvr (Documento di valutazione dei rischi), previsto anche dalle norme comunitarie, e che non venissero tenuti i corsi di formazione per i dipendenti. E ha detto che il carrello aveva il dispositivo di emergenza non funzionante e che il freno permetteva lo spostamento del muletto anche se fermo. La difesa, affidata all’avvocato Veronica Camellini, ha invece detto che c’era illuminazione e che il freno di stazionamento funzionava. Ha rilevato contraddizioni tra i racconti di coloro che erano presenti. E ha contestato la ricostruzione della Procura, parlando di "miopia investigativa". Il muletto era fermo, con il motore acceso e con la retromarcia inserita dal mulettista che era poi andato in bagno. All’inizio fu indagato questo lavoratore, poi venne archiviato, e finì sott’inchiesta Fantozzi. Secondo un testimone "non c’era l’illuminazione". A detta del carrellista, fu allertato il 118. Un agente della polizia locale disse invece che era già in zona per fare controlli, che per la dinamica ci si basò sui presenti e che c’era l’illuminazione. La difesa ha concluso chiedendo l’assoluzione, e la trasmissione degli atti in Procura ritenendo che sarebbe emersa la responsabilità prevalente dell’altro carrellista. Processo rinviato per repliche e sentenza.

Alessandra Codeluppi