FRANCESCO PANDOLFI
Cronaca

‘Ndrangheta a Reggio Emilia, armi e frodi fiscali: 5 arresti

Polizia e Guardia di Finanza hanno condotto il blitz che si inserisce nell’operazione Ten. Il sodalizio in Emilia è anche specializzato nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti

‘Ndrangheta a Reggio Emilia, armi e frodi fiscali: 5 arresti

Reggio Emilia, 12 marzo 2025 - Oltre 19 perquisizioni tra le province di Reggio Emilia, Parma e Crotone e cinque misure cautelari in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Sono i numeri di un'operazione che polizia di Stato, Squadra Mobile di Reggio Emilia, Bologna e Crotone, unitamente ai militari della Guardia di Finanza reggiana, stanno conducendo dalle prime ore dell'alba.

Il tutto si inserisce nell'operazione Ten che le forze dell'ordine stanno conducendo contro la 'ndrangheta a Reggio Emilia. 

'ndrangheta, operazione di polizia e finanza: 5 ordinanze di custodia cautelare e 19 perquisizioni
'ndrangheta, operazione di polizia e finanza: 5 ordinanze di custodia cautelare e 19 perquisizioni

L’operazione

Dalle prime ore dell’alba, la Mobile di Reggio Emilia, con l’ausilio del Servizio centrale operativo e della Mobile di Bologna e Crotone, unitamente a militari della Guardia di Finanza reggiana, ha dato esecuzione a 19 perquisizioni nelle province di Reggio Emilia, Parma, Crotone, nel cui contesto saranno eseguite 5 misure cautelari personali in carcere. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip presso il Tribunale di Bologna Alberto Ziroldi, su richiesta della Dda sulla base degli esiti di una lunga e complessa indagine, denominata Ten, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Beatrice Ronchi, nei confronti di alcuni esponenti del sodalizio mafioso di tipo ‘ndranghetista operante in Emilia Romagna ed avente quale epicentro la città di Reggio Emilia.

Gruppo mafioso ‘Arabia’

Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di attestare l’esistenza e l’operatività, nell’alveo della cosca ‘ndranghetistica emiliana, del gruppo mafioso ‘Arabia’, sodalizio caratterizzato dall’ampia disponibilità di armi e dedito alle estorsioni, alle truffe, nonché alla ricettazione di beni provento di furti a ditte di autotrasporto, commessi al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa.

Guerra di mafia

Il capo del sodalizio, già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso e il cui fratello è stato ucciso nel 2003 a Steccato di Cutro nel corso della guerra di mafia, operando in sinergia con i suoi sodali, ha posto in essere condotte tipicamente mafiose, con l’adozione di modalità violente e comunque intimidatorie, sia a scopo ritorsivo e punitivo, sia per imporre, con la forza di intimidazione promanante dall’appartenenza al sodalizio ‘ndranghetistico emiliano, la propria volontà.

Armi occultate: ecco dove

Tra l’altro, nell’agire con metodo mafioso, il gruppo ha dimostrato di disporre anche di armi, custodite in luoghi nascosti grazie alla complicità dei sodali. In una circostanza, nel corso delle indagini, la polizia ha sequestrato un fucile, abilmente occultato all’interno di un gommone custodito all’interno di un camion, su cui era stato caricato del tutto all’insaputa del trasportatore.

Le frodi fiscali

Ulteriori approfondimenti investigativi, svolti con l’ausilio della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, hanno permesso di ricostruire numerose frodi fiscali, confermando, ancora una volta, come il sodalizio ‘ndranghetista operante in Emilia sia anche specializzato nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il meccanismo fraudolento posto in essere dagli indagati mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un totale di 1.802.930,93 di euro nei confronti, in particolare, di 12 principali società utilizzatrici, ha fruttato in pochi anni al sodalizio criminale un guadagno pari ad 326.435,07 euro quale prezzo del reato, somma oggetto di sequestro preventivo disposto dal GIP con l’ordinanza ed eseguito congiuntamente dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato. Contestualmente all’esecuzione del sequestro preventivo sono state perquisite anche le sedi di sei società, che, sulla base dei riscontri investigativi eseguiti, risultavano essere coinvolte nel sistema di frode.