
L’iniziativa di Filef questa mattina in via Piccinini, dov’è la pietra d’inciampo "Venne prelevato dalle officine Reggiane nel ’44. Non fece mai più ritorno".
Il 10 agosto 1944, con altri 29 operai delle Reggiane, Ettore Guidetti venne prelevato e deportato in Germania, dove morì il 14 febbraio 1945. Oggi, in occasione del Giorno della Memoria, la Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie (Filef) di Reggio parteciperà alle commemorazioni ritrovandosi alle 10 intorno alla pietra d’inciampo in suo ricordo, davanti alla casa in cui vivena, in via Piccinini, davanti al civico 3. "Ettore era nato a Reggio Emilia il 19 giugno 1908 – dice la Federazione –. I suoi genitori erano Dante Guidetti e Filomena Bigi. Ettore era un bell’uomo, a cui piaceva suonare e cantare; amava anche le commedie e a volte recitava nei teatri della città. Nel 1936 sposò Edvige Marghignani ed ebbe due figlie: Loredana e Luciana. Edvige lavorava alla cartoleria Carretti, in via Farini".
Lavorava come operaio specializzato collaudatore aereo alle Officine Reggiane: "La figlia Luciana ha raccontato che il padre, già da ragazzo, era un antifascista". "Più volte era stato picchiato dalle camicie nere, era schedato dalla questura e, ogni primo maggio, era tra coloro che venivano arrestati a scopo preventivo" racconta la Federazione. Sempre la figlia ha riferito del periodo in cui Ettore era stato partigiano: "Riceveva informazioni da un infiltrato in questura e aveva l’incarico di avvisare, nelle campagne di Roncocesi e dintorni, i compagni che erano a rischio di essere arrestati, affinché potessero nascondersi".
La vita di Guidetti va incontro a un tragico epilogo il 10 agosto 1944, quando venne mandato in Germania a lavorare, dapprima sugli aerei di cui i tedeschi si erano impadroniti dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, poi in altri settori e in altri luoghi. "I dirigenti delle Reggiane scrissero più volte ai tedeschi perché permettessero agli operai di rientrare in Italia, come era stato concordato – spiega la Filef –. Alcuni riuscirono mesi dopo a tornare a Reggio, ma non Ettore. Dai documenti delle Reggiane, della Croce Rossa, del campo di concentramento di Buchenwald e dell’Associazione nazionale vittime di guerra, è emerso che Ettore riuscì a fuggire e percorse centinaia di chilometri verso l’Italia, ma fu catturato a Salisburgo il 7 novembre 1944 e deportato al campo di Dachau (prigioniero numero 131245) poi a Buchenwald (prigioniero politico numero 100559). In seguito fu destinato al lavoro forzato in una fabbrica che produceva armi a Weimar. Qui morì sotto un bombardamento aereo. Aveva 36 anni".
All’incontro di questa mattina saranno presenti anche i ragazzi di seconda media della scuola Fermi: la storia di Ettore è stata ricostruita in un saggio di Gemma Bigi su Ricerche Storiche, la rivista di Istoreco, e anche dagli studenti di una classe del liceo Ariosto-Spallanzani.