
Il giudice Francesca Piergallini
Due anni e quattro mesi. È la condanna decisa ieri dal giudice Francesca Piergallini per un 55enne accusato di stalking, al termine del processo nel quale il pm ha chiesto due anni, mentre l’avvocato difensore Raffaella Pellini l’assoluzione, ritenendo le prove insufficienti e contraddittorie. "Arrestatemi, prima che uccida mia moglie": fu l’invito che i carabinieri si sentirono rivolgere dal 55enne e a cui diedero seguito il giorno stesso, il 21 febbraio 2022. Lui era stato convocato in caserma dopo la segnalazione fatta al 112 dalla donna, che sosteneva di aver subito condotte persecutorie per aver deciso di interrompere il matrimonio. La frase suonò minacciosa verso la donna tanto che per lui scattò l’arresto per stalking in flagranza di reato. Lei si è costituita parte civile, tutelata dall’avvocato Elena Giovanardi: le sono stati riconosciuti 6mila euro di provvisionale (a fronte di 20mila chiesti). I fatti si collocano tra il gennaio 2021 e il 20 febbraio 2022, tra Reggio e il distretto ceramico. Secondo la Procura, l’uomo le avrebbe indirizzato frasi pesanti tramite Whatsapp e telefonate: "Se vieni a vivere nel mio paese ti taglio la testa". E, riferendosi all’udienza per la separazione: "Non ci vogliono i carabinieri, ci vuole l’esercito". Sarebbe poi andato a casa della donna citofonandole e urlando: "Ti ammazzo" e "Se ti rivedo ti taglio la gola". Non ci sarebbero state solo parole: lui l’avrebbe seguita mentre andava al lavoro e le avrebbe danneggiato la portiera dell’auto e tagliato uno pneumatico. Spaventata, la donna è tornata ad abitare coi genitori, ha cambiato recapito telefonico e non sarebbe più uscita da sola. Lui era stato sottoposto al divieto di avvicinamento all’ex, poi revocato. Di recente le accuse si sono rafforzate, dato che i primi illeciti sono stati fatti risalire al 2021, e non più al 2022: su richiesta della parte civile, infatti, il pm ha modificato il capo di imputazione. Nell’arringa difensiva, l’avvocato Pellini ha evidenziato alcuni punti che ritiene deboli. Ad esempio il fatto che la separazione sia stata consensuale, fatto insolito per un presunto stalker. E che lei ha detto che l’uomo non ha mai picchiato né lei né i figli. A detta della difesa, ci sarebbero invece state tensioni per un figlio problematico, che, come riferito anche dal legale di parte civile, aveva messo le mani addosso alla madre. La donna, inoltre, non ha saputo riferire chi le aveva rotto la gomma. E sarebbe andata via perché dopo la separazione avevano venduto la casa. "Leggeremo le motivazioni – dichiara l’avvocato Pellini – per capire le ragioni della decisione del giudice".