Reggio Emilia, 1 settembre 2024 – “Non volevamo che il nostro amore potesse essere cancellato dalla morte. Durerà per sempre, fino all’eternità, anche nella prossima vita dove saremo di nuovo insieme". Restava poco da vivere a Giovanni Visone, 39 anni, quando ha deciso da malato terminale di sposarsi in ospedale con la sua bella e dolce metà Valentina Caporale, 33 anni. Giovedì scorso Gianni è morto portato via da un tumore incurabile allo stomaco. Ma tre mesi fa ha fatto in tempo a coronare il suo sogno. Una scelta di coraggio commovente.
Non sarà stato un matrimonio scintillante come avrebbero voluto: niente villa sfarzosa nè invitati vestiti bene e neppure fuochi d’artificio. Ma le nozze di Gianni e Vale sono state l’essenza dell’amore puro, molto più di tante cerimonie dorate che poi finiscono per naufragare. Lo scorso 4 giugno si sono detti "sì" al Core, al terzo piano del centro oncoematologico di Reggio dove Gianni è stato ricoverato a marzo. "I nostri wedding planner sono stati gli infermieri", racconta Valentina con grande semplicità.

L’ex assessore Daniele Marchi ha officiato il rito civile nell’ufficio del primario. Nel corridoio poi hanno festeggiato attorniati da una cerchia ristretta di amici e dai medici, col taglio della torta su una scrivania adibita a tavolo nuziale con tanto di fiori e addobbi improvvisati su un attaccapanni. Dimenticandosi per un attimo di una vita piena di tribolazioni, Gianni, nonostante le poche forze lo avessero costretto in sedia a rotelle, ha ritrovato per un attimo il sorriso. Camicia bianca e gilet nero lui, abito bianco con un golfino azzurro lei. Damigelle e garçons d’honneur? I loro tre figli speciali Bianca, 20 anni, Cristian, 11 e Alessio di 9.
“Eravamo emozionatissimi entrambi – ricorda Valentina – Stavamo insieme da tredici anni. Ci siamo conosciuti nel 2011 a Capodanno, a casa di un’amica comune. È stato un colpo di fulmine. Non ci siamo più lasciati, nonostante tante difficoltà". Gianni, campano d’origine ma nato a Reggio, aveva trovato un lavoro stabile in Iren, come operatore ecologico, dopo anni di lavori precari tra cui la guardia giurata. Ma è stato anche un obiettore di coscienza a Santa Croce e frequentatore abituale dell’Oratorio Don Bosco (tanti suoi amici lo hanno salutato per l’ultima volta nei funerali che si sono tenuti ieri). Valentina, nata a Crotone, è disoccupata, ma si arrangia come può facendo qualche lavoretto. Sei mesi fa la sentenza atroce che sconvolge le loro vite. "Sapevo che gli restava poco – sospira Valentina – Ma ho sempre detto ai medici di dargli una speranza di poter guarire. Anche perché lui adorava la vita, era una persona molto socievole, generosa. Gli piaceva tanto il calcio, tifava Milan e spesso andava a giocare con gli amici quando stava bene. A dire il vero pensavo potesse vivere ancora qualche mesetto, invece la morte è arrivata quasi all’improvviso".
Si sono detti addio a modo loro. "Giovedì notte alle 3,40 se n’è andato per sempre. Era tornato a casa da quasi un mese. Quando abbiamo capito che fosse arrivato il momento di salutarci, ci siamo stretti la mano. Non voleva lasciarmela. Gli ho fatto una promessa: ai nostri bambini, ai quali era tanto affezionato, ci penso io. E poi gli ho detto che ci ritroveremo per stare insieme per sempre in un altro mondo dove ora sono sicura ci sia la sua anima, finalmente in pace".