Suicidio in carcere. L’avvocato Scarcella:: "In atto una strage di Stato. La misura è colma"

Dopo la tragedia del cuoco 54enne, padre di due figli, che si è ucciso alla Pulce "Liberazione anticipata e incentivo delle misure alternative alla detenzione" .

Suicidio in carcere. L’avvocato Scarcella:: "In atto una strage di Stato. La misura è colma"

L’avvocato Luigi Scarcella, presidente della Camera Penale di Reggio Emilia, interviene sul tema dei suicidi in carcere

"Non conosco il detenuto che si è tolto la vita, i particolari della vicenda, per la quale è stato peraltro aperto un fascicolo di indagine, ma mi è sufficiente quello che è noto per affermare senza esitazioni che è in atto una strage di Stato". Così l’avvocato Luigi Scarcella, presidente della Camera penale di Reggio Emilia, dopo che un uomo di 54 anni di origine marocchina, detenuto alla Pulce per un cumulo di pena per furti, rapina e resistenza a pubblico ufficiale, si è tolto la vita nella serata nella sua cella, giovedì scorso. Gli restava all’incirca un solo altro anno di reclusione da scontare. È il settimo caso di suicidio carcerario in Emilia Romagna e il 67esimo in Italia dall’inizio dell’anno. Il 54enne, padre di due figli, era molto conosciuto tra carcerati e secondini, anche perché faceva il cuoco nelle cucine del penitenziario e gli rimaneva più o meno un altro anno di reclusione da scontare.

"L’ennesimo suicidio – commenta Scarcella –. Il 10 luglio scorso, in occasione della maratona oratoria sul tema, dal titolo ’Non c’è più tempo…’, le persone che si erano tolte la vita – mentre erano affidate nelle mani dello Stato – erano 54. Oggi, siamo arrivati a 67, l’ultimo dei quali presso il nostro carcere cittadino – sottolinea –. La misura non è colma, molto di più".

E punta l’accento sulla vita dietro le sbarre, sia dei carcerati che del personale impiegato: "Le condizioni detentive sono talmente inumane e degradanti che si tolgono la vita anche coloro che partecipano all’attività rieducativa e hanno un residuo pena breve (quale pare fosse anche la condizione del signore detenuto in città). A fronte delle condizioni in cui è costretto a operare chi il carcere lo vive e ci lavora (polizia penitenziaria, educatori e sanitari), occorrono interventi seri, ora, non l’ultimo, inefficace, “decreto carceri”. Si cominci, subito, con l’approvazione della liberazione anticipata speciale, di modo da scarcerare chi ha un residuo pena breve ed è meritevole del beneficio. Si abbia il coraggio di affrontare seriamente il tema indulto/amnistia, così da risolvere immediatamente l’ingravescente sovraffollamento". Non solo.

"Ragionando poi in una prospettiva di medio termine, occorre una riforma del sistema esecutivo penale che abbandoni l’attuale visione “carcerocentrica” e volga lo sguardo verso l’incentivazione delle misure alternative alla detenzione, che, è certo, abbattono il pericolo di recidiva. La detenzione in carcere deve essere rispettosa dell’art. 27 della Costituzione, consentendo a tutti attività di istruzione, lavorativa e di cura, di modo da restituire alla società un soggetto migliore. O, quantomeno, che abbia ancora voglia di vivere – incalza l’avvocato Scarcella –. Non c’è più tempo. Per questo, la Camera Penale di Reggio Emilia, oltre a proseguire nella propria attività di denuncia, continuerà a dialogare con tutti i soggetti, istituzionali e non, e a partecipare a qualsiasi iniziativa utile per la risoluzione di questo dramma".

c. g.