GABRIELE GALLO
Cronaca

Svolta dopo 50 anni. Bombe sui carabinieri, chiesto il processo per l’ex Br Azzolini

Nel 1975 nell’Alessandrino venne ucciso il militare Giovanni d’Alfonso. Fissata l’udienza preliminare anche per Curcio, Moretti e Zuffada.

Svolta dopo 50 anni. Bombe sui carabinieri, chiesto il processo per l’ex Br Azzolini

Svolta dopo 50 anni. Bombe sui carabinieri, chiesto il processo per l’ex Br Azzolini

Un passato che non passa e conti che non si riescono a chiudere: nonostante siano trascorsi quasi quarant’anni dalla fine della stagione più sanguinosa del velleitario terrorismo delle Brigate Rosse. In questo quadro si inserisce il nuovo processo, che andrà in scena a fine settembre a Torino, in merito all’uccisione dell’appuntato dei carabinieri Giovanni d’Alfonso, trucidato il 5 giugno 1975, durante un conflitto a fuoco nelle campagne dell’Alessandrino con i terroristi comunisti, nel tentativo di liberare l’industriale Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato dai medesimi. L’udienza preliminare, dopo le richieste di rinvio a giudizio della procura, è stata fissata per il 26 settembre prossimo.

Tra gli imputati anche il brigatista reggiano Lauro Azzolini, oggi 81enne, considerato il famigerato "mister X" ancora mancante all’appello tra i protagonisti di quella sanguinosa giornata (alla "Cascina Spiotta" oltre a D’Alfonso morì anche Mara Cagol, terrorista e moglie di Renato Curcio). Accusati del delitto anche Renato Curcio, Mario Moretti e Pierluigi Zuffada.

Il processo nasce da un esposto del 2021 dei familiari di D’Alfonso che cercavano risposte in merito all’identità di "mister X". Sulla scorta di questo e dopo le indagini di rito è stato chiesto il rinvio a giudizio oltre che di Azzolini, di Curcio, Mario Moretti, il capo delle Br della svolta omicidiaria, e di Pierluigi Zuffada.

Nell’accusare Azzolini gli inquirenti si fanno forza, in particolare, di una intercettazione telefonica ottenuta con l’utilizzo di un ’Trojan’ tra Azzolini e un amico, avvenuta nel marzo del 2023. Colloquio nel quale, con dovizia di particolari, racconta quanto accadde quel giorno spiegando quello che vide e le sue mosse durante l’azione.

Con giudizi anche polemici sullo scarso addestramento, e armamento, delle Br stesse e sulla determinazione di Mara Cagol. Si preannuncia però una durissima battaglia tra accusa e difesa.

Vainer Burani, noto avvocato reggiano, difensore di Curcio, ha affermato infatti che: "È sconcertante di per sé che si celebri un’udienza preliminare dopo 50 anni. Qui, poi, non c’è niente di nuovo: sono tutte cose già dette, scritte, ripetute. Curcio è estraneo al caso Gancia".

Mentre il legale di Azzolini, Davide Steccanella, ha depositato una memoria di 162 pagine elencando quelli che sarebbero i "buchi" dell’inchiesta. In particolare non esisterebbe, citando le parole del Gip di Torino dello scorso luglio – scritte nel respingere per la seconda volta la richiesta di arresto nei confronti di Azzolini – "un quadro gravemente indiziante".

Per giunta, a giudizio del suo difensore, Azzolini è stato sottoposto a intercettazioni "non legittime", perché il fascicolo era ancora formalmente a carico di ignoti. Inoltre Azzolini stesso "avrebbe saputo delle intercettazioni col trojan rendendo vano ogni ascolto successivo". Molto duro, tra l’altro, il passaggio del legale in cui critica l’uso del trojan, un mezzo invasivo "che la Cassazione indica per casi di attualità criminale e non certo storica", arrivando a chiedere la nullità delle intercettazioni "perché motivate su un’asserita urgenza non esistente e, "svolte prima che un giudice autorizzasse la riapertura delle indagini", Per questo la richiesta di Steccanella è stata quella di non doversi procedere contro Azzolini trattandosi, tra l’altro, "di imputato già assolto con formula piena per lo stesso fatto dal tribunale di Alessandria" (sentenza del 3 novembre 1987, che prosciolse "mister X", ndr).