Dall’Ucraina in fiamme alla Correggese

Daudov, centrocampista della serie B del suo paese, è sceso in campo con i biancorossi nell’amichevole contro la Reggiana

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Durante il test-match amichevole fra Reggiana e Correggese ha attirato su di sè le attenzioni dei tifosi presenti sugli spalti. Stiamo parlando del calciatore ucraino Marat Daudov, 33 anni compiuti pochi giorni fa, centrocampista che può giocare sia al centro che sulla fascia con spiccate doti offensive e nelle gambe più di trecento partite nella serie B ucraina e diverse presenze nella serie A armena. L’atleta nativo di Kharkiv è entrato nella ripresa nella fila della formazione di mister Graziani: uno spezzone di partita che porta dietro di sé una storia incredibile di rinascita sportiva, ma soprattutto di vita, aiutata dal consueto e proverbiale grande cuore reggiano.

"Voglio esprimere la mia gratitudine - dice Marat - al presidente, ai dirigenti e a mister Graziani per l’opportunità di potermi allenare e tenermi in forma. Erano sette mesi che non giocavo in una partita ufficiale, sabato è stata molto dura per me, perché sono riuscito ad allenarmi poco prima del match a causa di un infortunio alla schiena".

Colpa dello scoppio della guerra…

"E’ successo che alle due del mattino stavo volando con la mia squadra di calcio da Kiev ad Antalya in Turchia per il ritiro pre-campionato, poiché in Ucraina c’è molto freddo in quel periodo. Alle quattro è scoppiata ufficialmente la guerra. Io vengo dalla città di Kharkiv, che dista pochi chilometri dal confine con la Russia, le bombe cadono ancora sulla mia città ogni giorno, la mia casa è parzialmente distrutta".

I tuoi cari sono riusciti a mettersi in salvo?

"Dieci giorni dopo l’inizio della guerra, la mia famiglia è riuscita a lasciare la città per l’Ucraina occidentale, a 50 chilometri dal confine con la Romania, c’era un hotel che apparteneva al presidente del mio club e lui ha permesso a loro di vivere lì in sicurezza. Il giorno prima della partenza della mia famiglia, un razzo è caduto a pochi metri dalla nostra macchina, per fortuna è rimasta intatta, si è rotto solo il parabrezza. Se l’auto fosse stata distrutta, non avrebbero potuto lasciare la città".

Cosa hai fatto quando, atterrando in Turchia, hai saputo che era scoppiata la guerra?

"Dopo la Turchia, sono andato in Polonia da un mio amico, ma anche lì non era sicuro, perché i notiziari dicevano che la Russia avrebbe potuto attaccare anche lì, perché era uno dei paesi che aiutava di più l’Ucraina. Quindi sono volato in Italia a Reggio: alcuni amici mi hanno detto che in Italia c’era un programma che aiutava gli ucraini in fuga dalla guerra. Dopo essere atterrato in Italia, sono arrivato a casa di una coppia di pensionati che vivono a Bagno, Flavio e Luisa, mi hanno aiutato molto! Poi ho vissuto anche nella famiglia di un’altra coppia, Alberto e Sabrina. Voglio dire un enorme grazie a queste persone per avermi aiutato in un momento così difficile, non tutte le famiglie possono portare un estraneo a casa loro".

Sei riuscito a riunirti alla tua famiglia?

"Sì, ora vivo con mia moglie Christina e mia figlia Diana. Poi Federico, il figlio di Flavio e Luisa, mi aiuta in tutto, soprattutto mi insegna l’italiano, con lui siamo diventati buoni amici".

E l’avventura con la Correggese quando inizia?

"Il figlio di Federico ha inviato una mail al presidente della Correggese, proponendo un incontro per parlare dell’opportunità di allenarmi con la squadra. Abbiamo parlato e discusso i dettagli per prendere parte agli allenamenti della squadra".

Quindi diciamo che sei ancora in prova?

"Per ora mi alleno soltanto, non ho ancora firmato un contratto, vedremo. Sono comunque grato dell’opportunità di potermi allenare. Il club correggese ha un progetto ambizioso, la squadra vuole vincere la Serie D e penso che abbia tutte le carte in regola per centrare l’obiettivo".

Cesare Corbelli